sabato 10 aprile 2010

Voglio risalire sulla giostra

Mi sembra una di quelle comiche mute, nelle quali cerco di salire sull'autobus o sulla metropolitana e, quelli che stanno dentro, mi respingono a calci e spinte. Allora provo con il prossimo che arriva, ma il risultato non cambia: chi è a bordo non vuol far salire nessuno e chi cerca di trovare un posticino viene respinto a calci.
Oppure come nella tragedia del Titanic, quando i disgraziati che annaspavano in acqua, cercavano scampo in qualche scialuppa semivuota, ma venivano presi a remate e ributtati in mare.
È una grande giostra impazzita e senza manovratore che accelera sempre di più. Così veloce che quelli all'esterno vengono sbalzati via dalla forza centrifuga. Solo quelli più vicini al centro sembrano divertirsi. Per noi che siamo sempre stati ai margini e, come uno spermatozoo ormai svuotato da ogni energia, non siamo mai riusciti a perforare la membrana del familismo, della raccomandazione e della casta, è inutile resistere; aggrappati disperatamente al nostro piccolo palo della cuccagna, con i muscoli che sembrano schizzare fuori dalla pelle, le gambe sollevate da terra che svolazzano già fuori dalla giostra, schizziamo via come un segnavento in un tornado.
Risalire in corsa senza una mano che ti afferri è perfettamente inutile, se non altro perché, invece di una mano amica, riceveremo regolarmente un calcio in faccia.

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