sabato 30 gennaio 2010

Scarafaggi

Finalmente l'avvocato si è fatto sentire con una mail alle 8.03 di questa mattina, ma solo per sbolognarmi. Dice che, non occupandosi di diritto d'autore, ha cercato un collega a cui indirizzarmi e ne allega telefono e mail.
Fantastico, siamo già al secondo avvocato che rifiuta di aiutarmi. Onestamente mi sono davvero scoraggiato. Che dovrei fare? Raccontare le mie miserie per l'ennesima volta e imbarcarmi in una causa che pare persa in partenza?

venerdì 29 gennaio 2010

Nuovi avvocati, vecchie storie

Ormai stiamo raschiando il fondo del barile delle nostre conoscenze. Mia moglie gira per Milano facendo visita a ex colleghi e vecchi amici. Qualcuno è felice di rivederla e si offre di darci una mano, altri sono più freddini. Dopo i deludenti risultati di Facebook e Linkedin, ci fidiamo più del vecchio passaparola che delle nuove tecnologie, e poi non ce la sentiamo di lasciare nulla di intentato.
Il nuovo avvocato consigliato dal commercialista, dopo otto giorni dall'invio della mail in cui spiegavo la mia situazione, non si è fatto ancora sentire. L'ho chiamato, e l'assistente mi ha riferito che è così oberato dal lavoro da non aver avuto ancora tempo di leggerla.
"Beato lui, che è così impegnato". Mi è venuto naturale dire.
"Guardi che l'avvocato questa mattina si è alzato alle cinque per andare a Roma e rientrerà questa sera. È una cosa pesante!".
"Certo, ma sempre meno pesante che essere disoccupati".
Non ha saputo cosa rispondermi.

giovedì 28 gennaio 2010

Sfiga o maledizione?

Se non fossi profondamente ateo e impermeabile verso ogni superstizione, direi di essere sotto l'effetto di una maledizione o, quanto meno, di una fattura.
Le mail promozionali hanno superato quota settecento, con una percentuale di risposte (chiaramente negative) intorno allo 0,5%; ovvero tre. Non conosco la matematica e nemmeno la statistica, ma direi che i risultati sono senz'altro fuori scala; come fare zero al Totocalcio.
Non solo, il teorema "Se chiedi una mano, scappano tutti" è più che mai confermato. Non chiama nessuno, nessuno spedisce una mail e ho l'impressione che, quando per strada incrocio qualcuno che conosco, cambi marciapiede per non salutarmi.
Proprio questa mattina ho letto su un vecchio numero di Focus che, specie in internet, siamo connessi con un infinità di persone; cito: "...persone che spesso neppure conosciamo, amici di amici, conoscenti di conoscenti [...] all'interno della rete fluiscono prevalentemente emozioni e relazioni positive (generosità, altruismo, lealtà, cooperazione)...". Allora com'è che nella mia rete su Facebook, ognuno pensa esclusivamente ai cazzi suoi? C'è quello che, siccome ha suonato in qualche tour con Ivano Fossati o Barbara Carr o Gianluca Grignani, ci scassa i coglioni tutti i giorni con i post dei suoi video su YouTube. E non basta, se li commenta pure da solo! Oppure c'è quell'altra che pubblica una sua foto mentre è impegnata in ridicoli esercizi yoga, con tanto di commento tipo: "Sfido chiunque a fare meglio a una certa età, su terreno sdrucciolo e a pancia piena...". Sai chissenefrega! Oppure dovrei fare anch'io quei commenti cretini tipo: Wow! Bravissima! Sei troppo forte!
Non ce la faccio proprio.
Ma quale generosità, altruismo, cooperazione. Qui ognuno tira l'acqua al suo mulino, e senza neanche vergognarsene. Questa gente pensa che la solidarietà sia iscriversi a Fermiamo l'utilizzo dei cani come esca per gli squali, o Sosteniamo gli immigrati di Rosarno, e non si accorgono di chi, molto più vicino a loro, lancia un grido di disperazione perché fra qualche mese non saprà come dare da mangiare ai propri figli. A me questa sembra solo ipocrisia. Facile spendere un euro via sms per questa o per quell'altra disgrazia e sentirsi la coscienza in pace, ma smuovere un minimo di conoscenze per aiutare un amico, questo mai! E chi ha tempo da perdere con i falliti?

venerdì 22 gennaio 2010

Depressione

Che giornata schifosa. Penso che se non fosse per mia moglie e i miei figli sarei già in piena depressione.
Mi sono messo a sistemare un'altra libreria; quella del mio studio.
Le mail spedite alla ricerca di una collaborazione sono svariate centinaia. Ormai ho perso il conto. Spazio da editori di tutti i generi, compresi i più piccoli e sconosciuti, ai produttori vinicoli, a quelli di macchine per il gelato, alle associazioni di volontariato. Se avessi la possibilità di spedire automaticamente una mail a tutte le pagine gialle, penso che lo farei. Con tutto ciò, oggi ho ricevuto solo una risposta, naturalmente negativa. Anzi, veramente ne ho ricevuta anche un'altra (sempre negativa), ma si riferisce a una mail che avevo inviato a novembre del 2009. Come si dice, meglio tardi che mai.
Insomma, non si batte chiodo e il mio equilibrio mentale comincia a risentirne. Già mi vedo... anzi, non mi vedo proprio. Perché quando cerco di immaginare quale sarà il mio futuro, ho un vuoto totale. L'unica visione che ho è quella di Antonio Albanese e Margherita Buy in Giorni e nuvole, con lui che si arrabatta a fare i lavori più miserevoli e degradanti, come per esempio il muratore per i vicini di casa o il fattorino. Cose che io, con la mia ipertensione, non posso nemmeno sognare.

giovedì 21 gennaio 2010

Và a lavurà, barbùn!

Vivo una dicotomia che mi sta lacerando l'anima. Da un lato, non lavorare più per il mafioso pelato quasi mi solleva; è come la fine di un incubo, un peso tolto dal cuore, un senso euforico di libertà. Ma c'è anche un lato oscuro che mi assilla, mi torce lo stomaco e, probabilmente, mi alza la pressione. Le cose vanno male, inutile nasconderlo. La crisi non è passata: è appena cominciata. Qualche anno fa mi bastava spedire una cinquantina di mail per avere almeno due o tre opportunità. In questa ultima settimana di mail ne avrò spedite almeno duecento, ricevendo solo due risposte da persone, certamente educate, ma non interessate.
Mi sembra di essere tornato a vent'anni, un periodo in cui mi sentivo escluso dal ciclo produttivo, emarginato, senza possibilità di futuro. Vedevo tutta la gente intorno a me che correva indaffarata, impegnata nel proprio lavoro o, quanto meno, nel contribuire alla crescita familiare. Io, che il lavoro lo cercavo e non riuscivo a trovarlo per mancanza di esperienza, ero così sfiduciato e malinconico. Milano non è mai stata gentile con chi non produce; né oggi, né ieri. E a chi perde tempo senza fare nulla ha sempre detto: "Ma và a luvurà, barbùn!"

mercoledì 20 gennaio 2010

Avvocati

L'avvocato a cui avevo chiesto un parere qualche giorno fa, dice, anche un po' scocciato, che non c'è niente da fare. Il fatto di non aver mai firmato nessun contratto, non offre nessun appiglio. Mi ha chiesto però se con gli altri clienti posso tirare avanti. No, ho risposto, il bastardo pelato ha monopolizzato quasi tutto il mio tempo. Allora, la testa di cazzo, mi ha consigliato di cercare altri clienti. Cazzarola! Non ci avevo proprio pensato!
Ho cambiato avvocato.

martedì 19 gennaio 2010

Bastardi!

Avevo ancora un mezzo cliente. Roba da cinque o seimila euro lordi all'anno, non di più. Questa mattina mi ha accusato di essere un incompetente, di rubare sul numero di pagine, di aver ritardato le chiusure. Nulla di più falso: la verità è che non vuole pagare. Questo è il nuovo giochetto dell'anno. Si fa lavorare la gente e poi, quando si tratta di pagare, si contesta il lavoro. Risultato? Lavoro gratis. Tanto, chi ti denuncia per mille euro?
Adesso ho fatto proprio cifra tonda. Zero clienti spaccati.

lunedì 18 gennaio 2010

Pessimismo

Sabato e domenica sono passati. Non sono giorni lavorativi, quindi il mio senso di colpa è leggermente meno forte. Come se non riuscire a trovare lavoro fosse una colpa. Dormo poco e male e, spesso, sogno il lavoro e soluzioni per uscire da questa situazione. Quando mi sveglio però, ciò che sembrava fattibile, torna alla sfera cui appartiene: la fantasia.
Ho sistemato la libreria. Lo faccio sempre quando ho bisogno di raccogliere le idee o distrarmi da qualche problema. Vederla esteticamente armoniosa, con i libri divisi per categoria e in ordine cronologico, mi fa sentire meglio, come se anche la mia vita diventasse più ordinata.
Al telegiornale mostrano di continuo le immagini del terremoto di Haiti. Sembrano un film di zombi: tutta quella gente che vaga per le strade straripanti di cadaveri, assomiglia davvero alla fine del mondo. Mi viene in mente la locandina di un film di Romero: "Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla Terra".
La mia situazione, al confronto, sembra niente. Ma la differenza è che loro abitano ad Haiti, mentre io sto in Italia. Se non hai niente, non puoi perdere niente. Ma se hai la responsabilità di crescere i tuoi figli in un paese nel quale tutti in un modo o nell'altro riescono a tirare avanti, è peggio che essere all'inferno.
Come lo spiego ai miei figli che non possono più andare a scuola, o in vacanza, o al cinema? Che non si può mangiare il pesce perché costa troppo e la carne pure? Come si rapporteranno con i loro coetanei?
Se non riuscirò a trovare del lavoro, cosa farò? Venderò l'auto? L'orologio? I gioielli? La casa? E poi?

venerdì 15 gennaio 2010

C'è nessuno?

Ieri ho inviato almeno una settantina di email promozionali del mio sito a editori di tutti i generi. Non ha risposto nessuno. Nemmeno per dire: "No grazie".
Mi sono iscritto anche a Facebook e Linkedin, seguendo i consigli del libro Come trovo subito il lavoro che voglio con Facebook & C. della collana Le easy guide di Jack. Ho richiesto l'amicizia di tutti quelli che conosco, ma nessuno di loro è in grado di aiutarmi. Sarà, ma questa roba dei social network mi pare un po' una cagata. Sono tutti occupati a giocare a Monkey Mafia, Farmville, Fishville e stronzate del genere.
Comincio a sentirmi come un lebbroso: tutti si tengono alla larga. Parafrasando l'indimenticabile Aldo Fabrizi, c'avete fatto caso che quando siete disoccupati tutti tendono ad evitarvi? Insomma, da quando ho sparso in giro la voce che cerco lavoro, sono scomparsi tutti quanti.
Conoscevo l'ex direttore di un importante mensile maschile; uno che ha preso milioni di euro dalla Rizzoli e, contemporaneamente, altri milioni dalla Condé Nast. Ora è in pensione (d'oro) e continua a lavorare come consulente. Ha in mano fior di lavori, ma quando gli mando un'email o gli telefono, nemmeno mi risponde. E poi, ogni natale, come niente fosse, mi manda un sms di auguri.

giovedì 14 gennaio 2010

Parassiti

Confesso che se avessi avuto tra le mani quel piccolo, presuntuoso ometto pelato ed egocentrico che mi sta rovinando la vita, lo avrei pestato senza pietà; ne avrei la capacità e soprattutto la voglia. Uno dei vantaggi del telelavoro: non dover dividere lo spazio fisico con gli scarafaggi. Non vedere gente come questa, che pensa di fare business, mentre è solo un piccolo parassita, felice di raccogliere le briciole cadute dalla bocca di squali che non fanno altro che inventarsi nuovi modi per fregare la gente e spillarle soldi. Di chi parlo? Della pubblicità, del marketing, del sistema del consumo e della comunicazione. Gente avvezza a chinare la testa davanti ai ricchi e ai potenti. E lui, la testa la china, più di quanto la fisiologia lo consentirebbe, illudendosi così di far parte del club, di giocare da titolare. Ma è solo un giullare, un musico che canta di gesta eroiche mai compiute, di opere d'arte da altri dipinte. Nei giornali che ho impaginato, ho letto cose che fanno rabbrividire. Roba davvero impensabile.
Ora mi rivolgerò a un avvocato per vedere se c'è uno spiraglio di luce in tutta questa storia. Ma ho i miei dubbi: per una partita iva senza contratto, non solo non ci sono forme di assistenza ma, soprattutto, non esiste nessuna garanzia. Mi piacerebbe tanto sapere perché continuo a pagare la quota associativa all'ordine dei giornalisti. Per ricevere un inutile e schifoso giornalino una volta ogni due mesi?

mercoledì 13 gennaio 2010

E adesso sono cazzi!

Ecco fatto. Il cliente che assicurava la sussistenza alla mia famiglia è perso. Sapevo che sarebbe successo. Lo sapevo per ogni volta (almeno due o tre all’anno) in cui, con mille moine e altrettante minacce, pretendeva di abbassare prezzi già al di sotto di qualunque tariffario professionale e mai aumentati in otto anni. Nemmeno dell’adeguamento Istat. Non è bastata la professionalità flessibile e senza limiti di orario. E neanche la paziente accettazione di pagamenti elastici e creativi quanto una finanziaria di Tremonti. Quello che il mafioso voleva, era comprarmi, ridurmi in schiavitù, tenermi in pugno. Voleva che firmassi un contratto a forfait, con prezzi tagliati di oltre il 30% e, al contempo, far sì che mi impegnassi a realizzare qualunque prodotto grafico gli saltasse in testa, utilizzando furbesche clausole come “varie ed eventuali”, o dei begli “eccetera”, dove non riusciva a immaginare ulteriori mansioni da affidarmi. Insomma, oltre alla realizzazione dei normali prodotti grafici a costi ridicoli, se per ipotesi avesse voluto i biglietti d’auguri per la comunione della nipotina, non avrei potuto rifiutare. Quando ho fatto presente che un contratto di quel tipo è inaccettabile come sarebbe inaccettabile firmare una cambiale in bianco, si è risentito, come se il delinquente fossi io, e lui invece il povero benefattore a cui si sputa in faccia il bene che così generosamente ha offerto. Poi, naturalmente, ha cambiato registro e, da buon mafioso, ha cominciato con le solite minacce velate e il soliti ultimatum; perché lui ha un’azienda e non contratta, impone. E questo mio temporeggiare per consultare il commercialista, lo ha urtato ancora più di quanto già non lo fosse e mi ha sibilato: “Se entro la prossima settimana non firmerai il contratto, ne dedurrò che non sei interessato a proseguire la collaborazione e quindi comincerò a pubblicare inserzioni per sostituirti”. Ho risposto molto semplicemente: “Ma fai un po’ quello che ti pare, anzi, vai affanculo!”, lanciando il telefono sulla scrivania. È il mio solito caratteraccio; ingoio, ammicco, sopporto, ma poi esplodo come una botte di dinamite. Che altro avrei potuto fare? Rendermi schiavo? Non era sufficiente che, oltre a curare il progetto e la realizzazione di tre giornali, ne fossi anche l’art director, che progettassi loghi, premi, manifesti, roll up, inviti, immagini per i siti? Dovevo anche accettare di guadagnare quattro soldi? Ora, se non riuscirò a trovare altro lavoro entro un periodo ragionevole, mi ritroverò senza nemmeno i soldi sufficenti per mantenere moglie e due figli. Per questo voglio raccontare dell'Odissea che mi appresto a cominciare. Credo ne sentiremo delle belle...