mercoledì 31 ottobre 2007

Amici!

Nuova uscita a cena con il "lungo" e il "corto". Piove, ma è normale: anche in pieno agosto, il "lungo", ha la facoltà di attirare il brutto tempo. Sempre e comunque.
Quando ci siamo sentiti al telefono gli ho raccomandato di portarci in un bel posto. Ormai non mi fido più delle dritte del "corto". "Vai tranquillo, ci penso io", mi dice. Solo quando è troppo tardi realizzo dove ci ha portato. Si tratta della Bocciofila Caccialanza in via Padova. Prenotando, si può anche mangiare e si spende poco. Se volete farvi un'idea del posto andate su YouTube e digitate Tra 5 minuti. È un videoclip di Morgan, girato integralmente all'interno della bocciofila.
Al bar ci sono solo due o tre persone; noi ci sistemiamo in una specie di gabbiotto con i vetri di plexiglass in giardino, dove fa un freddo cane, però si può fumare. Lo usano anche per le feste di compleanno, infatti su un vetro c'è ancora appiccicato un Happy Birthday di cartone. Il menu non esiste; di primo ci sono tagliatelle ai funghi, oppure spaghetti al ragù. Per secondo, controfiletto alla vodka?! O cotoletta alla milanese. Il gestore è un tipo simpatico, sui cinquanta. Ogni tanto, entra nel gabbiotto cantando: "Siamo rimasti in tre, tre somari e tre briganti..." che alluda a noi?
Per antipasto, qualche fetta di uno strano salame piccante e di prosciutto crudo. Le olive promesse rimangono solo una buona intenzione. Peccato che il pane non sia molto fresco, anzi, direi a rischio otturazioni. Le tagliatelle ai funghi non sono male, il filetto invece, praticamente crudo ma di buona qualità. Il "lungo" si è abbuffato di tagliolini ai frutti di mare e un fritto misto un po' sparagnino. In compenso ha già bevuto una bottiglia di bianco e comincia la tiritera dei: "Ti ricordi di Vincenzo? Quello col fratello mezzo delinquente. L'ho visto l'altro giorno, ha i capelli grigi, però ce li ha ancora tutti, il bastardo!". Io non ricordo nessuno di quelli che menziona. Mi domando come mai.
Alla fine del secondo entra una coppia a bere e fumare, mentre noi diamo fiato ai nostri sigari cubani, e il gestore ci piglia per il culo: "Vedo che siamo passati all'artiglieria pesante!".
Piove ancora a dirotto e ce li fumiamo insieme a un bicchierino di vin santo chiaccherando delle solite cose. Il "corto", che ha smesso di fumare almeno tre o quattro volte, alterna il sigaro alle Lucky Strike, sogna di comprare un calcio balilla e racconta di quando il ras del quartiere andava a scopare al cinema Giada con due tirapiedi che non facevano sedere nessuno nell'ultima fila della galleria, ma io non mi ricordo né di lui né dei suoi tirapiedi.
La serata passa in fretta e, malgrado tutto, devo dire che questa volta sono stato bene. Peccato che per tutta la notte mi sono rivoltato nel letto; dei brutti ceffi mi inseguivano per uccidermi, tanto che alla fine ho dovuto farli fuori a coltellate. Che sia stata la vendetta del ras del quartiere, o quella delle tagliatelle ai funghi?

lunedì 29 ottobre 2007

Odio il mio lavoro

No, non è vero che odio il mio lavoro. In realtà lo amo profondamente perché è creativo, perché ogni nuovo progetto che affronto mi dà ancora quell'eccitazione, quella voglia di fare qualcosa di bello, quella soddisfazione di aver realizzato un lavoro ben fatto. In fondo, con l'esperienza accumulata in questi anni, credo di essere diventato piuttosto bravo. Non mi assalgono più le ansie da prestazione dei primi tempi e, se qualche volta la creatività non ne vuol sapere di intervenire, ci pensa il mestiere a risolvere la situazione. Quindi tutto rose e fiori vero? No, putroppo come ogni medaglia ha il suo rovescio, anche questo lavoro ha i suoi difetti. Difetti che posso sintetizzare in due parole: committenza e remunerazione. Troppo spesso devo combattere contro un'arroganza e una supponenza che non sono sostenute da reale conoscenza. Perché siamo italiani e, in quanto tali, tutti allenatori della nazionale. Non vogliamo concepire che imparare un lavoro richiede tempo, fatica e sacrifici. Per esempio, se si rompe la braga del water, chiamerò l'idraulico, come chiamerò l'elettricista se devo installare una presa a terra. Ma quando si tratta di essere creativi allora è tutto un altro discorso: ognuno ha il suo parere, il suo suggerimento, la sua idea geniale che, immancabilmente, o è irrealizzabile oppure di creativo ha davvero ben poco. Non parliamo poi di quanto sia difficile farsi pagare decentemente per qualcosa che viene giudicato così aleatorio e intangibile. Insomma: Ofelè fa el to mestè che, per chi non lo sapesse, significa: Pasticcere fai il tuo mestiere.

domenica 21 ottobre 2007

Ma è tutto vero?

Tutte notizie di questi ultimi giorni.
Il petrolio ha sfondato quota 90,07 dollari per un barile. Pare che la minaccia di Bin Laden lanciata qualche anno fa, secondo la quale il prezzo del petrolio avrebbe superato i 100 dollari al barile, mettendo in ginocchio gli Stati Uniti e tutte le economie occidentali, si avvicini sempre più. Ma, a quanto pare, nessuno se ne ricorda.
Il pane, non si discosta molto dal comportamento del petrolio (anche se si fa con la farina). Il signor Barilla, che invece fabbrica pasta, dice che il prezzo del grano è raddoppiato negli ultimi dodici mesi e perciò, un aumento dei listini del 15% è, secondo lui, più che onesto. Secondo l'Adoc invece (www.adoc.com), non dice il vero, dato che il prezzo del grano è sì aumentato (da 167 a 206 euro la tonnellata, con un icremento inferiore al 25%), ma non dice però che nel 2005, la quotazione ha raggiunto il minimo storico con un prezzo di 140 euro a tonnellata, senza che nessun produttore si sia lontanamente sognato di abbassare i prezzi. Non è nemmeno tanto chiaro come mai si parta da una materia prima che costa 0,26 euro al chilo, per arrivare a un prodotto finito che costa 1,14 euro, con un ricarico del 338%.
Clemente Mastella, ministro della giustizia!? indagato dalla Procura di Catanzaro per concorso in truffa, finanziamento illecito ai partiti, abuso d'ufficio e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete (per chi non lo sapesse Mastella è anche iscritto alla Massoneria, tessera n. 52947 come ha rivelato lui stesso durante una conferenza stampa a Roma). La sua reazione è stata: "Non mi dimetto, sono una persona per bene e non sono mai stato massone". Caro Prodi, ho la vaga sensazione che prima che il gallo canti, Mastella ti tradirà per almeno tre volte...
Putin dichiara: La Russia svilupperà nuovi armi atomiche e nuovi sistemi missilistici strategici. Perché? È solo propaganda? Perché difendere le scelte nucleari dell'Iran? Perché un annuncio del genere quando sembrava ormai consolidato lo smantellamento degli arsenali nucleari?
Francesco Storace, visto che Alleanza Nazionale non gli sembrava abbastanza "fascista" ha fondato un nuovo partito: La destra (qualcuno se n'era accorto?) e subito parte alla grande: "Rita Levi Montalcini è una vecchia rincoglionita", e le fa recapitare a casa un paio di stampelle, "Così potrà sostenere meglio un governo zombi". Però non gli basta, al monito del presidente Napolitano risponde che: "Giorgio Napolitano non ha alcun titolo per distribuire patenti etiche". Finirà in niente, ma almeno è stata concessa l'autorizzazione a procedere nei confronti di Storace per "offesa all'onore e al prestigio del Presidente della Repubblica".
Pakistan: l'ex premier Benazir Bhutto è scampata al più grave attentato terroristico della storia Pakistana. 138 morti e 400 feriti in un attentato che avrebbe dovuto chiudere la bocca a chi sogna di portare la democrazia in un paese che probabilmente non la vuole.
Cogne, Annamaria Franzoni, condannata a 16 anni in secondo grado, continua a proclamarsi innocente e rilasciare dichiarazioni come farebbe una rockstar. Ma quando lo facciamo il processo di terzo grado e mandiamo in galera l'assassina di un bambino e tutti quelli che continuano a coprirla? (marito, padre, l'avvocato Taormina che ha inquinato le prove).
Certe volte mi domando: ma è tutto vero oppure è solo un sogno e, prima o poi, mi sveglierò in un mondo migliore? Un mondo senza fascisti, senza dittatori megalomani e filonucleari, senza terroristi ottusi e accecati da falsi profeti, senza squali della finanza che fanno girare il mondo secondo le quotazioni di Wall Street. Non lo so, ma credo proprio che anche un pirata avrebbe paura di un mondo come questo.

lunedì 8 ottobre 2007

Figli di papà

Repubblica, giovedì 4 ottobre 2007. Pagina XIII del dorso milanese.
Titolo: La ragazzina nel budoir, "Io, quattordicenne amerò un gentiluomo"
Occhiello: Maria Elisabetta Scavia, buona famiglia e tanta fantasia, debutta con un romanzo su una passione proibita.
Il romanzo si svolge in Inghilterra nel XVIII secolo, e racconta di una relazione peccaminosa e dissoluta colma di momenti erotici e "sentimenti tempestosi" fra un gentiluomo sessantenne e illuminista (sì, proprio sessantenne) e una aristocratica quattordicenne. Il tutto per oltre 400 pagine edite da Mondadori.
Non voglio entrare nel merito del romanzo che non ho letto e nemmeno leggerò mai. E nemmeno commentarne la trama che mi pare evidenzi un rapporto edipico a dir poco preoccupante. È molto più divertente analizzare l'articolo in sé stesso, quale omaggio alla classe abbiente che gode, a quanto pare, di privilegi e diritti negati alla maggior parte dei comuni cittadini.
La Repubblica è ormai diventata la voce del padrone, cantrice e giullare del ricco e del potente e, come tale, non può che omaggiarlo in forme che solo qualche anno addietro sarebbero state quanto meno imbarazzanti.
L'autrice dell'articolo, Sara Chiappori (parente forse del famoso disegnatore umoristico?), esibisce tutte le migliori doti di adulatrice scrivendo cose come: "C'è un po' del fascino ribelle di Lady Oscar [...] C'è qualcosa di Orgoglio e pregiudizio e un vago sapore da romanzo libertino secondo la sensibilità di una teenager", e, senza nemmeno un filo di ironia ma probabilmente convinta delle minchiate che scrive, continua: "Maria Elisabetta Scavia è una ragazzina che non è mai stata baciata [sic] e scrive proiettando sulla pagina le storie che vorrebbe vivere [!?] e i sogni acerbi di una teenager che non ha bisogno di aver fatto sesso per poterlo descivere". Ma non finisce qui la brava Sara Chiappori e, su un giornale che in teoria si definiva di sinistra, riesce a tessere in questo modo l'elogio del ricco, del potente, della rete di amicizie influenti: "Maria Elisabetta, milanese, è figlia di una famiglia più che bene, colta e cosmopolita: il padre, Fulvio Maria, è erede della famiglia di gioiellieri Scavia, firma di lusso dal 1923, due negozi a Milano (piazza Cavour e via della Spiga) e clienti da Dubai a Tokyo, da Bangkok a New York".
Non voglio abbassarmi a commentare l'evidente promozione ai negozi del papà, ma che Scavia sia un inserzionista storico del supplemento femminile de La Repubblica 'D', questo sì, lo voglio dire. Ma sentiamo cosa ci racconta ancora Sara la bavosa: "La madre, Roberta, disegna una linea di accessori con lo stesso marchio - C'è anche una bella foto della scrittrice in erba addobbata con un abito disegnato dalla madre, come la precisa didascalia non manca di puntualizzare - La ragazzina scrittrice, infanzia passata tra viaggi, frequentazioni superselezionate, studi in casa con un precettore per evitare una scuola vissuta come gabbia [...]. Tutti gli anni l'1 dicembre i miei genitori organizzano una festa al Four Season e ogni volta spero di non annoiarmi a morte e fare qualche incontro emozionante".
Ragazzi, ma qui siamo in piena monarchia; lo studio con un precettore che fa tanto Leopardi, solo che in questo caso lo studio matto e disperato non ha fruttato scritti come la Storia dell'astronomia o il Saggio sugli errori popolari degli antichi, ma un misero fouilletton con pruderie erotico-geriatriche. Non sono servite, a quanto pare, le frequentazioni superselezionate (potrà mai un ragazzo proletario rubare il cuore dell'aristocratica fanciulla?) e tanto meno le feste al Four Season per emozionare la capricciosa ragazza. Sara Chiappori ci racconta anche che l'intraprendente scrittrice utilizza internet per cercare (e trovare!) su Google i riferimenti di qualche editore e, ma guarda un po', ha trovato subito il nominativo di Gabriella Ungarelli, responsabile della varia di Mondadori. Peccato che sul sito della Mondadori non ci sia nessun modo di contattare per email la signora Ungarelli, anzi, è chiaramente scritto che: "Se vuoi sottoporre un manoscritto o una tua proposta editoriale alle Edizioni Mondadori, non usare la email ma contatta la Segreteria Letteraria della casa editrice al numero ecc.". Che ci sia lo zampino delle conoscenze influenti e superselezionate del papà? Boh.
La brava Sara Chiappori non dimentica di chiudere l'articolo con l'ultima cazzata: "Nel cassetto di Maria Elisabetta, intanto, è pronto un nuovo romanzo: 800 pagine su un'altra bruciante storia d'amore, questa volta però ambientata a Miami negli anni 2000".
Cazzo! Siamo impazienti di leggere la prossima recensione che, ne sono sicuro, verrà cortesemente sollecitata dal padre inserzionista. Sempre che, nel frattempo, non arrivi una rivoluzione francese all'italiana che invece di tagliare la testa ai nobili, tagli quel po' di coglioni che sono rimasti a noi poveri esseri comuni e mortali.
PS: cara Sara Chiappori, ma dopo una recensione di una pagina intera su La Repubblica, per quanto tempo ti fa male la mascella?