mercoledì 14 aprile 2010

Lungimiranza

E vai con l'arte! Sono veramente preso, finalmente faccio qualcosa che mi soddisfa davvero, anche se inutilmente. In questo mondo fatto di "giri" di caste, di conoscenze e raccomandazioni, chi mai potrebbe prendere in considerazione un cane sciolto, senza pigmalioni, che non si tromba nessuna gallerista e che non lecca il culo in modo indegno, come ho visto fare a un mio ex compagno di liceo verso l'ormai schiattato Oreste del Buono.
Sarà stato una quindicina di anni fa, alla libreria Feltrinelli di via Manzoni a Milano. Entrato per curiosare, incontro questo ex compagno che aveva frequentato il Dams di Bologna e ora si trovava a Milano per una presentazione di non so cosa, con la cura di del Buono. Ci salutiamo, e lui segna il mio numero di telefono su un improbabile orologio-calcolatrice-rubrica. All'improvviso, entra in fibrillazione appena gli si avvicina un ometto piccolino, con degli occhiali dalla montatura nera e spessa e una specie di coppola di tweed in testa. A prima vista sembrava un impiegatino della fiat, invece, dalle parole e i modi ossequiosi del mio amico, scopro trattarsi di Oreste del Buono.
"Certo signor del Buono, provvedo subito, lei cosa ne pensa signor del Buono? Così può andare?".
"Ma guarda un po' che leccaculo", ho pensato. A scuola faceva quello esistenzialista e impegnato: la politica, la musica d'avanguardia, Woody Guthrie, Woodstock, i canti di lotta dei lavoratori italiani, gli Inti Illimani, e adesso è qui a scodinzolare dietro a questo ometto presuntuoso e molto serio.
Poi ho capito che tutta questa cortina fumogena non serviva ad altro che incantare i professori e abbindolare quelle compagne che, seppur brutte come la peste, erano tutte di buona famiglia. Che mirabolante piano! Che calcolo lungimirante! Io, che al liceo pensavo solo a divertirmi, pomiciare e cose così; e lui che già costruiva la sua rete, abbindolando professori e compagni, fingendosi ciò che non era.
A parte questo, il telefono è così caparbiamente silenzioso che, le rare volte in cui suona, quasi mi spaventa.

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