venerdì 2 aprile 2010

Paura

Ho passato tutta la giornata a raccogliere il materiale per l'avvocato dell'ordine dei giornalisti. Fatture vecchie di dieci anni, mail di questo romanzo dell'assurdo, visure, bozze di contratti. Non riesco a non incazzarmi a ogni mail che leggo. Mi fischiano le orecchie, si chiama acufene, ma secondo me è la pressione che sale alle stelle, come quei giochi da baraccone che si vedono nei cartoni animati, nei quali, con un enorme martellone, bisogna far schizzare in alto un piripillo, fino a far suonare la campana che si trova in cima a un palo. Di solito Paperino ci riesce quando è al culmine della rabbia, con gli occhi iniettati di sangue e il fumo che fischia dalle orecchie con un rumore da sirena di rimorchiatore. Solo che nel mio caso la campana è la mia testa, e il martello le mail del mafioso pelato che mi è toccato rileggere.
Mi rimane la consolazione che, chi andrà al mare durante questa pasqua, si prenderà secchiate d'acqua, anche se oggi splende un gran sole.
Eppure mi sembra impossibile che nessuno risponda alle duemila e passa mail promozionali che ho spedito durante questi mesi. Impossibile e assurdo come il teatro giapponese.
Ho paura. Paura di non saper fare altro che quello che ho fatto per tutta la vita. Paura di dovermi inventare qualcosa che non riesco nemmeno a immaginare per mantenere la mia famiglia.
Anni fa, mio cognato che, stranamente, era anche il mio migliore amico, disse che se il suo lavoro fosse andato a scatafascio, avrebbe cominciato a rapinare le banche. Per sua fortuna, è morto prima che potesse accadere una cosa del genere.
Adesso capisco quei rapinatori che schiattano d'infarto durante il "lavoro", si vede che non sono del mestiere, poveri disperati che non sanno come tirare avanti.

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