lunedì 17 maggio 2010

La vita è come una pizza

La settimana si apre male, molto male. L'editore di Milano, la persona seria di qualche post fa, quello presentato dall'ex direttore, mi ha gelato. Dice che, al momento, "tutto sembra accantonato", che la mia analisi grafica della rivista è "molto interessante", ma che sta pensando a una "centralizzazione" dei servizi compresa la grafica e che, quindi, "attivare ora un nuovo rapporto potrebbe essere fuori luogo".
Che dire, per me è stata una doccia fredda. Credevo fosse una cosa sicura al settanta per cento, e invece mi trovo a ripartire per l'ennesima volta da zero.
Anche gli editori di Genova sono latitanti e non rispondono alle mail. Forse è meglio così; mi ero sbilanciato con un preventivo davvero troppo basso e probabilmente ho pagato per questo.
Come dovrei consolarmi? Pensando che basta la salute? Già, se solo bastasse la salute. Ma la salute non paga la spesa, il mantenimento dei figli e della casa, la dignità della persona.
Mi guardo allo specchio e vedo un cinquantenne stanco, demoralizzato, offeso, umiliato, frustrato. Uno che ha perso la voglia di ridere, uno che ogni giorno deve affrontare una ricerca che non porta quasi mai a niente.
L'arte, ho provato anche con quella, per scoprire che qualche idiota ha fatto dopo di me le stesse mie cose, ma che lui, per chissà quali motivi, agganci, raccomandazioni o conoscenze è finito sul giornale mentre io ho preso solo calci nel culo.
Questa è l'Italia, un paese nel quale non conta il merito, la creatività, la competitività, ma solo l'amicizia influente, la spinta giusta, l'interesse, la cricca. Ma quale sogno americano! Qui nessuno ha mai fatto fortuna senza essere figlio di, amico di, raccomandato da, aver leccato il culo a. E io mi sento troppo vecchio per queste cose.
La vita è bella, bellissima, anche se però mi ricorda sempre più una pizza della quale ho già mangiato la parte migliore. Ora è rimasta solo la crosta che spesso è dura, senza condimento e salata.

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