lunedì 29 marzo 2010

Caste invisibili

Sono andato a votare. Sezione 789, ex scuola elementare, la medesima dei miei figli. Un bel senso di continuità, visto che in quarant'anni è cambiato ben poco.
L'ultima volta che ho votato è stato nel 2006. Perciò mi sono perso le politiche del 2008, e anche le europee del 2009, come pure la consultazione referendaria dello stesso anno.
Avevo deciso che, in futuro, mi sarei astenuto dal mio diritto-dovere verso questo stato in cui non mi riconosco più. Però quest'anno è diverso: ho bisogno di tutti gli appoggi possibili, compresi quelli politici. Sì, cercherò sostegno da chiunque me lo possa fornire, anche se, come si diceva, nel segreto dell'urna, Stalin non ti vede, ma dio sì. Un flebile contatto già ce l'ho e, se durerà anche dopo le elezioni, devo almeno poter dimostrare di aver votato.
Faccio schifo, lo so, ma quando la priorità è il mantenimento della famiglia, mi dispiace, ma non posso permettermi il lusso di guardare in faccia a nessuno.
Ha un bel dire Gustavo Zagrebelsky su Repubblica del 26 marzo, che le caste in Italia non esistono, ma sono ben presenti invece i "giri" intesi come "cerchie di potere".
Non sono abbastanza intelligente per addentrarmi in distinguo che non sarei in grado di sostenere dialetticamente, ma è molto recente un'indagine secondo la quale, per esempio, i figli degli operai difficilmente riusciranno a trovare un lavoro migliore dei loro genitori, come è praticamente automatico invece, che i figli degli avvocati, dei notai, dei medici, dei professori universitari e chi più ne ha, più ne metta, seguiranno sicuramente le orme dei loro padri. E cos'è se non vivere in una società a scatole chiuse e impermeabili, il fatto che certe fasce frequentino tutte le medesime scuole, i medesimi circoli, le medesime conoscenze eccetera? Non sono così bravo da argomentare come si deve la mia tesi ma, come tutti quelli abituati a contare solo sulle proprie forze, è una cosa che "sento", che vedo, che vivo sulla mia pelle. Al Rotary non ci entri se fai l'impiegato, non puoi pagare a tuo figlio il master a New York o in Inghilterra se arranchi per pagare le spese condominiali; un anno al liceo classico statale, ti costa almeno il doppio che in qualsiasi altra scuola.
Basta leggersi un qualsiasi rapporto AlmaLaurea sui laureati italiani. Per esempio, chi è figlio di genitori laureati, risulta impegnato in misura doppia rispetto a chi ha genitori con licenza elementare, ed emerge anche che esiste una scarsa mobilità sociale che configura una vera e propria ereditarietà nelle libere professioni.
Nessuno ti impedisce di frequentare determinati ambienti, ma ci pensa il tuo reddito a proibirteli. E allora, se non è questa una divisione in caste economiche, di potere e culturali, cos'è?

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