lunedì 15 febbraio 2010

Vacuo silenzio

Potrei dire: "Silenzio assordante". Ma non userei mai un ossimoro così banale. Allora proviamo con "Silenzio di tomba". Già sentito un milione di volte, e poi è un po' macabro. "Vacuo silenzio"? Non è male. Ecco la conseguenza della mail di ieri, con cui rifiutavo di consegnare le gabbie grafiche al mafioso pelato. Un silenzio minaccioso e vacuo, verrebbe da pensare. Di sicuro dev'essere andata così: L'amministratore delegato riceve la mail. Non si scompone più di tanto, i suoi neuroni non sarebbero sufficienti, la fa vedere al mafioso pelato che esclama: "Quel bastardo figlio di puttana, ciccione di merda! Non gli diamo una lira! Chiama il nostro legale!". Poi, come Winnie the Pooh nel bosco dei cento acri, dopo aver scaraventato qualcosa contro il muro, si siede con la testa pelata fra le mani, borbottando fra sé e sé: "Pensa, pensa, pensa". Ma non succede niente.
È probabile che, tra oggi e domani, riceverò una mail molto minacciosa, perché loro fanno così: arroganti, presuntuosi, ciechi. Non hanno nessuna intenzione di arrivare a un accordo, così come hanno rifiutato qualsiasi dialogo a proposito del mancato contratto. Ormai è una questione di odio, di onore mafioso, di rabbia cieca, anche se nascosta sotto una crosta molto snob, fatta di trekking in Tibet, jogging quotidiano e brunch domenicali.
Lo confesso, sono curioso. Curioso ma anche esausto di questi tira e molla, di questo rischio continuo di non essere pagato, di non trovare clienti, di contare e ricontare sempre gli stessi soldi.
A proposito, il cazzaro bresciano ieri non si è fatto sentire. Gli lascio un po' di lenza, non voglio essere impaziente e rischiare di rompere tutto. Aspettiamo qualche giorno, poi torneremo alla carica.

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