venerdì 24 dicembre 2010

La solita fregatura quotidiana

Dopo oltre due mesi di lavoro il catalogo è andato in stampa.
Non che me ne freghi molto; in questo momento tutto il mio essere è teso esclusivamente alla sterile lotta per la sopravvivenza. E, proprio per questo, l’infinito balletto sulla cifra da fatturare che, proprio oggi, si è ridotta a duemilatrecento euro lordi (netti saranno forse millecinquecento), mi ha lasciato sfinito.
La delusione maggiore in questa faccenda è l’aver scoperto il miserabile gioco con cui il direttore mi ha defraudato di ciò che sarebbe stato mio di diritto. È duro da accettare, proprio perché mi sono sempre fidato di lui come ci si fida di un vecchio zio, di una persona che ha visto crescere i tuoi figli, come io ho visto diventare grande la sua.
Capire di essere stati usati nel momento in cui si è cercata una mano tesa, un salvagente nel mare in tempesta, una faccia amica, non è mai piacevole.
Tutto comincia con la proposta a un importante editore, di cui l’ex direttore è consulente esterno, di un progetto come, per esempio, questo catalogo.
Verrà quindi firmato un contratto, nel quale è contemplato il compenso per il direttore che si occuperà, in piena autonomia, della realizzazione del lavoro pronto per andare in stampa.
Qui entro in gioco io che, come in un subappalto della Salerno-Reggio Calabria, mi occupo di fare quello per cui viene pagato l’ex direttore. Come in un normale subappalto, dovrebbe stornare parte del compenso per pagare le mie prestazioni. Invece, essendo ligure, gli è difficile accettare una cosa del genere ed ecco che allora inventa prestazioni non comprese nel contratto, cercando di addebitarle ora al cliente, ora all’editore.
Infatti come si spiegherebbe altrimenti che ho fatturato direttamente all’editore, scrivendo, su disposizione dell’ex direttore, “elaborazioni e produzioni fotografiche per...”. Allora chi è stato pagato per l’impaginazione?
Ciliegina sulla torta, l’editore non accetta fatture pro forma, che emetto da vari anni per non dover anticipare costantemente l’iva. Quindi mi tocca datarla 3 gennaio e incassarla, se tutto va bene, a fine marzo 2011. Non c’è che dire, proprio un affare.
Non importa, è natale, e io, come uno stupido scolaretto, ho lo stomaco allegramente sottosopra, aspettandomi chissà cosa. Mi basterebbe che babbo natale portasse un po’ di lavoro, quel tanto che basta per sopravvivere dignitosamente, ma ormai lo sanno tutti che babbo natale non esiste.
Auguri a tutti voi.

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