lunedì 5 luglio 2010

Il silenzio degli innocenti

Siamo solo ai primi di luglio e Milano sembra già mezza in disarmo. Alla faccia della crisi, nel condominio di fronte sono più le tapparelle abbassate che quelle aperte dei pochi boccheggianti reduci. Ma è un condominio particolare, abitato da gente strana (in fondo non siamo tutti strani a modo nostro?), magari un'altra volta ne parlerò. Tanto per dare un'anticipazione, potrei raccontare del funerale del vecchio partigiano, delle due puttane amanti degli animali, del fesso e della secca, dell'inquieta e la sua famiglia, del pelato maniaco compulsivo, del Gianni e le sue figlie disinvolte...
C'è addirittura posto per parcheggiare dove solitamente le automobili si fermavano in doppia fila.
Si muore di caldo. Cerco di risparmiare elettricità ritardando il più possibile l'accensione dei condizionatori, ma non è possibile arrivare oltre le dieci, undici del mattino.
L'aria è così pesante che ottunde il cervello, però ho partorito una mezza idea da proporre a un editore siciliano per il quale ho lavorato tempo fa. Non mi illudo, è di qualche giorno fa la notizia diffusa da Federgrafica, che la grafica editoriale se la passa piuttosto male, anzi, parlano di un vero tonfo causato anche dalla concorrenza del web, degli iPad e simili, mentre la grafica pubblicitaria registra una ripresa a malapena avvertibile. Qualcuno parla di una crisi ancora lunga: addirittura tre anni. Ma chi sono questi coglioni che azzardano previsioni così presuntuose, quando fior di economisti (altro sinonimo di coglioni), non sono riusciti a prevedere la bolla finanziaria che ha prodotto questo bel risultato? Come tipico per noi italiani, sono i classici commenti da bar, in cui tutti siamo allenatori e presidenti del consiglio.
Non voglio unirmi anch'io al coro delle cassandre, ma una cosa la voglio dire.
In tutto questo casino, nei lavori flessibili, nei contratti co.co.pro e compagnia, nei sussidi inesistenti, nel vuoto degli aiuti alle giovani coppie, in una società (notizia di oggi), nella quale il 10 percento degli italiani detiene oltre la metà della ricchezza totale, che cazzo fanno i giovani? O meglio, dove siete? Perché non vi ribellate? Tanti, anche su questo blog, mi hanno consigliato di andare all'estero, emigrare per trovare un lavoro (soprattutto), e condizioni di vita più civili. E gli altri? Chi non può andarsene per condizione familiare o perché negli studi non è stato così brillante come loro, o chi pensa che, essendo italiano, sia un suo diritto vivere e lavorare serenamente nel paese in cui è nato, che fate? Li abbandonate per strada? Una democrazia è tale perché non abbandona nessuno. Anche i meno fortunati hanno pari diritti rispetto agli altri. Non vi pare un po' vigliacco abbandonare la nave che affonda?
Ho vissuto una lunga gavetta, ma ho cercato sempre di tenere la schiena più dritta possibile, non ho mai fatto le scarpe a nessuno e non ho mai accettato proposte umilianti. Dov'è la vostra giusta rabbia? O devo dedurre che siete stati così fortemente condizionati da aspirare solamente a un lavoro che faccia guadagnare il più possibile, all'automobile esclusiva, all'orologio di marca, a una moglie tettuta e stupida? Nel sessantotto i giovani hanno rovesciato il mondo per affermare la loro esistenza, nel settantasette, magari anche sbagliando, abbiamo affermato il nostro diritto alla fantasia, all'uguaglianza, a un mondo diverso dalla Milano da bere che ci ha sommerso col suo riflusso. Ma oggi? Oggi che la misura è davvero colma, non esiste nemmeno più una fascia sociale definibile "giovani", siete stati annientati, non contate niente, siete carne da macello, siete gli agnelli che belando ignari si avviano al macello.

2 commenti:

  1. Si forse i giovani di oggi sono un po' assenti forse risucchiati dalle mille minchiate che li circondano o forse stanno solo covando la prossima rivoluzione. Tuttavia la merda in cui si trovano oggi la abbiamo creata noi ... dove eravamo ?

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  2. Mah, io personalmente stavo cercando di costruire la mia vita con grande fatica. Come ho detto, quando ho potuto, ho cercato di aiutare tutti, specialmente chi era più giovane di me.
    Inoltre ho cercato di non accettare mai compromessi umilianti che avrebbe danneggiato chi fa il mio lavoro, ma ho l'impressione di averlo fatto in desolata solitudine e pagando sempre troppo.
    Educo i miei figli al rispetto, alla giustizia e a valori più nobili del profitto, ma vedendo i loro compagni di scuola e relativi genitori, ho idea che saranno anche loro delle mosche bianche.
    Hai ragione, forse avremmo potuto fare di più, ma questo ognuno deve chiederlo alla propria coscienza...

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