mercoledì 1 settembre 2010

La rabbia

L'idillio con Milano è già finito. Il cielo è ancora sereno e azzurro, ma la città è più fredda che mai. Fredda e insopportabilmente rumorosa.
L. oggi va a lavorare. Non ne ha voglia, le pesa e la capisco. È un lavoro mal pagato, senza nessun contratto, nessuna garanzia, dalle richieste professionali sproporzionate rispetto alla retribuzione.
E io non posso fare a meno di pensare che la colpa è mia, che ho fallito nello scopo di dare tranquillità economica alla mia famiglia.
Non c'è nessuna novità, neppure il più piccolo movimento. Dovrò ricominciare a mandare mail inutilmente, ritelefonare alle poche persone che potrebbero aiutarmi, sperare in un colpo di fortuna, in una ripresa economica che non esiste.
Ieri mi vergognavo per i miei accessi di rabbia, ma come potrei mai essere sereno? Ogni scelta, ogni tentativo si rivela vano. E la rabbia monta sempre di più.
Su D di Repubblica Umberto Galimberti scrive:
"...vediamo che i ricchi e i potenti non hanno quasi mai bisogno di arrabbiarsi, perché la loro identità è salvaguardata dalla ricchezza e dalla potenza, che consente loro di raggiungere ciò che vogliono senza alterarsi, mentre quando sono i poveri ad arrabbiarsi, se non guadagnano una tale forza da mettere a rischio il potere, li si lascia semplicemente sfogare, o al massimo li si beneficia di uno sguardo di compassione. [...] ...se è vero che la rabbia non sempre è in grado di risolvere i problemi, la deprecazione della rabbia spesso nasconde l'ingiustizia, e rischia di rendere invisibili i più vergognosi giochi di potere."
Beh, leggere queste righe mi consola almeno un po'. Forse significa che arrabbiarsi di fronte alle furberie e alle ingiustizie significa avere ancora la forza e la voglia di vivere, di fare.

2 commenti:

  1. Fotografia nitida e concisa dei tempi in cui ci tocca vivere. Leggo sempre Galimberti su D e penso che se ci cono ancora persone che sanno pensare, prima o poi questa caduta si arresterà e ricominceremo a guardare al futuro con gioia e non con apprensione.

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  2. Il problema è che tante persone capiscono ciò che accade e perché, ma siamo tutti prigionieri di una maggioranza ignara e prepotente, convinta che l'unica forma di democrazia possibile sia quella della dittatura dei forti verso i deboli.

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