mercoledì 19 gennaio 2011

La vita secondo me

C’è questo telefilm americano, quindi, intrinsecamente un po’ stupido. Si chiama La vita secondo Jim. Racconta le vicende di tutti i giorni - figli, scuola, lavoro, affetti - di una famiglia tipicamente figlia del sogno americano.
Vivono in una villetta monofamiliare di un immaginario sobborgo di Chicago, che pare presa da un’illustrazione di Norman Rockwell, una di quelle casette tutte legno, porticati, mansarde, cucine enormi e accoglienti salotti, camere da letto al piano di sopra e cantina in mattoni piena di cinfrusaglie grande come una sala biliardo.
Jim è il capofamiglia, un finto maschilista, bonaccione, pigro, goloso, qualunquista, leggermente erotomane, ma simpatico. Lavora in proprio nell’edilizia e ha come quasi-socio il fratello della moglie, lo zio Andy, un grassone biondino succube di Jim e con atteggiamenti a volte ambigui, e altre volta di enorme ingenuità. Formano una coppia alla Stanlio e Ollio ma, in questo caso, è il più grasso a essere vittima degli scherzi e delle angherie di Jim che, comunque, tanto magro non è. 
La moglie di Jim è Cheryl, una bionda a cui tutti chiedono continuamente come abbia mai potuto sposare uno brutto come suo marito. Lei si occupa della casa e dei tre figli - due femmine e un maschietto, a cui, nelle stagioni successive, si aggiungeranno due gemelli - e anche del marito, troppo pasticcione per essere di una qualche utilità.
Completa questa famiglia allargata Dana, sorella di mezzo fra il più giovane Andy e Cheryl. È una bella brunetta, perfida e con un carattere pungente e frizzante, nemesi di Jim, con il quale arriva a gesti estremi, come ad esempio sputare sulla propria bistecca per evitare che le venga sottratta dalla famelicità del cognato.
Tutto ruota quindi all’interno di questa casetta da favola, da cartone animato di Paperino. Tutti - compresi Andy e Dana - vivono più in questo mondo che nel loro, un po’ come quando, da adolescenti, avremmo voluto vivere per sempre in simbiosi con amici e amanti.
Niente di speciale insomma, anche se alcune puntate raggiungono vertici di comicità davvero esplosivi. Inutile poi far finta di non sapere che Jim è interpretato da James Belushi, fratello di quel John di cui ancora oggi rimpiangiamo la morte prematura. E gli omaggi al fratello non mancano: dall’imitazione dell’andamento furtivo di John durante la sortita nell’ufficio del preside del campus in Animal House, alla musica blues - Jim suona nel garage di casa con un gruppo di amici pezzi rigorosamente blues - alle comparsate di attori come Dan Aykroyd.
Ma al di là di tutto questo, ne risulta un nucleo famigliare unito, solidale, allegro, sereno.
Non so perché mi riesca così facile immedesimarmi in questa stupida finzione in cui ogni elemento pare fatto per incastrarsi nell’altro, in cui tutto funziona e si risolve nel migliore dei modi anche nei casi più complicati. In effetti, io sono un po’ Jim, o forse è lui che è un po’ come me; anch’io ho una moglie a cui spesso - delle teste di cazzo - hanno chiesto come le fosse venuto in mente di stare con uno come me, anche se, a differenza di Cheryl, il fratello di mia moglie è sì un inetto ignorante, ma anche un insensibile puttaniere che si fa sentire una volta ogni dieci anni, o in occasione di qualche funerale. Le sorelle di mia moglie sono due, ma a differenza del telefilm, non sono né carine, né simpatiche e, per fortuna, non si fanno vedere praticamente mai.
Ma è in questo periodo nel quale, a grande richiesta dei miei figli, stiamo riguardando la serie, si è aggiunta anche una certa dose d’invidia per quelli, come Jim e la sua famiglia, che conducono una vita tutto sommato serena, senza problemi lavorativi o economici. Il massimo che può capitare loro è che Jim abbia speso in bagordi i soldi risparmiati per un viaggio in Italia, o che la sorella Dana venga mollata per l’ennesima volta.
Soffro la vita in una città che è l’esatta antitesi dei tranquilli e verdi sobborghi americani, soffro l’indifferenza di tutti quanti e, principalmente, di chi dovrebbe essermi solidale se non altro per legami di sangue (parenti serpenti) o di amici che tali non sono mai stati.
Che stupido! Lo so che è un telefilm, una finzione, ma so anche che era molto somigliante alla mia vita di solo un anno fa. Oggi non sono più allegro e simpatico come il Jim che tanto invidio, non riesco a vedere un futuro migliore del passato, non posso accettare che l’Italia in cui i miei figli diventeranno grandi sia in mano a certa gente.
Benvenuto nel club! Mi direte voi.

2 commenti:

  1. anche a me diverte vedere questo telefilm... e condivido in pieno le tue riflessioni...
    Ti seguirò con interesse...

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