giovedì 27 gennaio 2011

Lucky man

“Sono fortunato”, continuo a ripetere a me stesso. 
C. è un figlio perfetto, buono come il pane, magari non eccelso a scuola, ma suona la chitarra elettrica come sognavo di suonarla io alla sua età. 
E. è una forza della natura: testarda come me, spesso sfacciata, con un’intelligenza così pronta che a volte mi sorprende. 
Sono fortunato, ripeto. Sono sposato con la stessa donna da ventidue anni, la conosco da trentatré e ci amiamo con un’intensità quasi morbosa.
Sono fortunato, ho ancora abbastanza capelli per non passare da pelato, come succede ai miei amici d’infanzia, o come a mio padre, uno degli ultimi reduci degli anni settanta che sfoggiava un sobrio riporto.
Sono fortunato, da almeno una settimana ho una bronchite che non se ne vuole andare e questa notte ho dormito tre ore. Però non devo andare a lavorare e posso poltrire tra computer e tv.
Sono fortunato, in questi anni ho potuto concedere a tutti quanti una vita comoda e tranquilla; non ho mai avuto bisogno di alzarmi prima dell’alba per pulire una strada o impastare cemento.
Sono fortunato, così fortunato che soffrire per il lavoro che non c'è mi fa sentire quasi ridicolo. 
Si vede che troppa fortuna prima o poi la si deve restituire. Con gli interessi.

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