lunedì 29 novembre 2010

Senza dignità

Lei si offre di pagare i regali di natale dei ragazzi: “Non preoccupatevi, ci penso io per i soldi, li compro io i regali di natale”.
Poi però pretende di decidere quali sono quelli adatti e quali no. Non c’è rispetto per i desideri: “Questo lo compro, è carino, ma questo è una schifezza e ha già il cassetto pieno di bambole, non ne serve certo un’altra. E poi quella barbie con l’automobile, costa cinquanta euro! Ma lascia perdere, è anche un gioco da maschio, solo per avere un’altra bambola che poi butta in un angolo dopo averle tolto tutti i vestiti!”.
Non si accontenta quindi di collaborare, di aiutare senza chiedere nulla in cambio, senza pretendere di guidare le scelte, senza per forza sostituire la volontà altrui. No, non le basta, vuole comandare, decidere il cosa e il come, ciò che è degno dei suoi soldi, dei suoi emolumenti e ciò che invece non li merita.
“Non preoccupatevi, ci sono io, vi aiuto io”. E così mi ritrovo un nuovo padrone in casa, che vuole decidere dell’aspetto e dell’utilità di ogni cosa per cui apre il borsellino, che pretende favori continui, che, come ho sempre giustamente temuto, vuole comandare, vuole sottomettere alla sua autorità, al suo potere.
Ho sempre pensato che, al contrario di mio padre, uomo di destra ma di infinità onestà, rettitudine e generosità, mia madre abbia sempre rappresentato il fascismo più degenere, vigliacco, sottile, insidioso, cattivo, moralmente corrotto. Non è l’ordine ciò che cerca, ma la sottomissione totale. La stessa che lei ha nei confronti di qualsiasi autorità, dal classico “signor dottore” rivolto al più incapace dei medici, al “signor professore” che ha sempre, a prescindere, diritto e ragione. La tranquilla prigionia di sottostare a chiunque decida al posto suo, a chiunque le dica cosa si deve e non si deve fare, il masochistico e ambiguo piacere di obbedire all’autorità, godendo per questo del diritto di soggiogare economicamente e psichicamente chiunque cada nella sua sottile e infida ragnatela.
In questo momento, oltre a non godere di alcun aiuto alla famiglia da parte dello stato che invece, attraverso l’agenzia delle entrate, continua a torturarmi con richieste assurde e meschine, né dall’associazione dei giornalisti di cui, con vergogna faccio parte, che richiede contributi pensionistici al di sopra di qualunque altra categoria, né da amici o conoscenti, scomparsi come fossi un appestato, non posso nemmeno contare sull’unico genitore e parente rimasto. Anzi è la persona da cui devo più riguardarmi.
È per questo che, sole o neve, freddo o caldo, le mie giornate si stanno trasformando in tristi processioni in cui non sono più nemmeno padrone di decidere di che colore comprare le scarpe a mia figlia.

2 commenti:

  1. Ti leggo da un po', forse sei o sette mesi, e simpatizzo molto perche` mia moglie e` disoccupata dal 2008.
    Per i regali di natale non potresti trovare un'alternativa economica? Per esempio un buon libro. Cercare di mantenere lo stesso tenore di vita in tempi di crisi non e` facile e spesso deleterio. Forse i tuoi figli dovrebbero imparare che e` necessario adattarsi, anche se questo puo` significare saltare i regali di Natale. So che posso suonare duro, ma sono cose che ho sperimentato di persona, sia quando vivevo con i miei (che avevano una consolidata politica di rinunce, forse a volte un po' eccessive) sia qualche volta dopo che ho lasciato casa.
    Fra l'altro mi pare che i tuoi figli siano abbastanza coccolati durante tutto l'anno.
    Spero non t'incazzerai per il commento (totalmente) in buona fede :-).

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  2. Ciao Enzo, e perché mai dovrei incazzarmi?
    Se faccio fatica ad adattarmi a una situazione così grave, la colpa è solo mia.
    Il discorso sul natale poi, non era che la scusa per parlare di una persona e di una situazione che sono per me fonti di umiliazione e frustrazione.
    È logico che non sono un pazzo e capisco, come capiscono anche i miei figli, quando è il momento di tirare la cinghia.
    Mi fa piacere che segui il blog, e spero che, prima o poi, si risolvano finalmente sia la mia situazione, che quella di tua moglie e di tanti altri che stanno vivendo momenti così bui.
    Ciao!

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