giovedì 28 ottobre 2010

Ancora Serpenti

Ho sognato di nuovo serpenti. Serpenti e vecchi compagni di liceo. Accostamento troppo facile. In passato, e anche in tempi più recenti, ho sempre considerato gli ex compagni degli esseri infidi se non degli emeriti bastardi, ma credevo anche di essere ormai vaccinato e infatti non ci ho mai pensato più di tanto.
Ciò che mi disturba in questo sogno è la banalità del mio inconscio. Davvero si limita ad associazioni così semplici? Mi sento tradito e deluso da persone che non vedo da trent'anni ed ecco che l'inconscio me li serve con contorno di serpenti? Tutto qui? Questo è il massimo che riesco a produrre? Abbastanza vergognoso per uno che immodestamente si definisce creativo ogni cinque minuti.
Allora la morale potrebbe essere che di creativo ci sia rimasto ben poco, oppure che, sotto sotto, la cosa non è così semplice come me la figuro.
L'unico fatto che non mi convince sono proprio i serpenti: i primi ad entrare dalla portafinestra del balcone erano snelli e di un bel colore bruno brillante, quasi aragosta. Sapevo che erano velenosi e quindi la mia preoccupazione è stata subito per i ragazzi. Li ributto giù dal balcone senza difficoltà, schifo o ribrezzo, ma voglio capire da dove arrivano e perché.
Salta fuori che forse è colpa dei giardinieri che hanno rivoltato la terra e sradicato un paio di alberi (cosa vera) dal giardino condominiale, e quindi, stanato involontariamente qualche nido di serpenti che, guarda caso, si sono rifugiati su un grosso albero tropicale come quelli che si vedono nei documentari alla tv.
Alzando lo sguardo vedo che tutti i rami sono letteralmente ricoperti e decorati di serpenti, come un albero di natale vivente. Sono di tutti i colori e le fantasie immaginabili, di ogni forma e dimensione. Alcuni grossi come boa, altri ricordano le lumache marine della Liguria e altri ancora non sono più grandi di un lombrico.
I compagni di liceo erano per strada, che aspettavano di andare non so dove e non so per quale motivo. Ma credo che in fondo fossero solo qualcosa di ornamentale, un surplus piazzato lì da un inconscio megalomane.
Poi, come sempre accade nei sogni, mi sveglio senza che la storia si concluda in qualche modo, razionale o irrazionale.
L'altra volta, era agosto, mi ero consolato con l'interpretazione che Jung dava rispetto al sognare serpenti e cioè un conflitto fra coscienza e istinti con la contemporanea presenza di energia vitale, legata a situazioni di disagio e insicurezza. Non c'è che dire, la fotografia rappresenta perfettamente il brutto periodo che sto vivendo e che, per ora, non vede sbocchi sufficientemente consolatori. Ma allora il nostro cervello, oltre ad essere una macchina meravigliosa, è anche, in una certa misura, così prevedibile nelle sue reazioni? Davvero chi vive situazioni di incertezza sogna le stesse cose? Davvero è tutto frutto di semplici reazioni chimiche? Davvero non abbiamo altra scelta se non essere e fare ciò che una semplice sostanza chimica impone?

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