Pensavo di essere come una macchina: colleghi alla corrente, schiacci un bottone e trac, la macchina parte e inizia a produrre.
Invece mi sbagliavo; ho dato corrente, ho schiacciato il bottone e... niente. Non è scoccata la scintilla creativa che mi aspettavo.
È vero che la creatività non è qualcosa di meccanico che si mette in moto a comando, credo sia piuttosto una delicata alchimia fatta da tutte le esperienze vissute, gli studi fatti, gli interessi coltivati, i luoghi visti, le persone conosciute, l'esperienza accumulata, la curiosità mai spenta, la voglia di, non dico mettersi in gioco, che è un'espressione così brutta, ma comunque di dimostrare ogni volta quello che si vale, ciò che si è capaci di fare.
Un equilibrio così delicato non è cosa facile da raggiungere e nemmeno da mantenere. Credo che l'inattività di questi mesi e, soprattutto, lo stress psicologico, la depressione, i cattivi pensieri, abbiano contribuito a rompere l'armonia necessaria. Ora mi trovo in piena ansia da prestazione; un motore ingolfato che ha solo bisogno di essere ripulito, oliato e messo a punto.
Seguire E. con i compiti delle vacanze, rendere la vita impossibile a C. che si è fatto rimandare e che ora deve giustamente scontare il tempo perso guardando il soffitto e pensando a chissà cosa, far loro da mangiare, lavare i piatti del pranzo e compagnia bella, non sono il massimo per la concentrazione e la creatività, ma cosa posso farci? Anche questo va conciliato con tutto il resto. Come si dice: panta rei, tutto scorre, e se non si è in grado di assecondare la corrente, finisce che si affoga. E più in basso di come sono arrivato non ci voglio scendere di sicuro.
Ora è proprio tempo di andare a lavorare.
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