Tra la fine del 1999 e per tutto il 2000 ho tenuto una specie di diario, un cazzeggio, una raccolta di fatti e di pensieri sulla mia vita personale, con l'intento di lasciare ai figli uno spaccato del cambio di secolo e millennio. Un'occasione per ripensare a me stesso, alla mia famiglia, un modo per non dimenticare certe piccole cose della vita quotidiana. Qualcosa di me da lasciare a chi verrà dopo, l'illusione di poter dilatare il tempo della mia esistenza.
C. aveva solo cinque anni, una vita spensierata, nessuna scuola e, in testa, solo cartoni animati, favole e giochi. E. sarebbe nata solo a fine ottobre in una bella giornata di sole. Lavoravo poco e, in proporzione, guadagnavo molto. Frequentavo redazioni in cui modelle e attricette da quattro soldi capitavano spesso e volentieri, andavamo in vacanza più o meno dove ci pareva.
Sembra passata un'eternità e, pensandoci bene, dieci anni sono un'eternità. Siamo costretti a vivere costantemente proiettati verso un futuro che non ha senso, che non esiste, arranchiamo in questo nuovo millennio come scarafaggi che si arrampicano su una collina di terra, ci scavalchiamo, rotoliamo indietro e subito ci affanniamo a riprendere un cammino inutile e incerto.
Eppure, nei momenti di difficoltà come quello che sto vivendo, è al passato che mi rivolgo per ottenere conforto, indicazioni, esempi. Ripenso spesso a quelle poche, pochissime cose che ho sentito da mio padre e, ancora di più, all'esempio del suo comportamento. Il suo modo di essere, il rispetto e la simpatia che suscitava nel prossimo. Ripenso alla forza di mia nonna che, con la sola terza elementare, ha preso di petto il mondo, alla sua filosofia, nella quale quasi niente sembrava scalfirla: malattie, lutti, lontananze, miseria. Al conforto delle vite vissute raccontate nei libri che, finalmente, ho ricominciato a leggere con curiosità e grandissimo piacere.
Penso alla maledizione di questo blog, nato per scherzo e disperazione e che ora devo scaramanticamente continuare fino a un epilogo, qualunque esso sia. Una prova assai più dura e difficile del piacere di raccontare ai figli quattro cazzate quotidiane e i pensieri filosofici di un allora trentottenne ignaro di ciò che di lì a dieci anni sarebbe successo.
Certe volte mi vedo, in una zoomata all'indietro, come una formica intenta a seguire misteriose scie chimiche in mezzo ad altre formiche come me, e poi altre ancora e ancora, che si muovono a sciami, come quando si infila un bastoncino in un formicaio. Sciami di formiche che ricoprono tutto, sempre alla ricerca di nuove risorse e che, poco alla volta, stanno sommergendo ogni cosa coi loro corpi. Non c'è un motivo, c'è solo la ricerca di qualcosa, del consumo, della riproduzione infinita, dell'accumulo.
Avevano ragione i vecchi romanzi di fantascienza: l'umanità è il cancro della Terra, siamo ectoparassiti che soffocano il pianeta avvelenandolo con i propri escrementi.
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http://www.youtube.com/watch?v=hbLgszfXTAY
RispondiEliminaGià, The Road, mi è piaciuto davvero molto. Ottimo consiglio.
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