mercoledì 31 marzo 2010

Trent'anni fa

"Se a me socialista, offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale ma privandomi della libertà, io la rifiuterei. Ma la libertà senza giustizia sociale è altrettanto vana. Si può considerare libero un uomo che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Di questi valori il paese ha ancora grande bisogno".
Sandro Pertini

martedì 30 marzo 2010

Persone rispettabili

Una volta c'erano le persone rispettabili. Il carabiniere, il medico, l'avvocato, la guardia di finanza, il prete, l'onorevole, il vigile. Cosa è successo?
Il carabiniere ti ammazza di botte sotto il tribunale, proprio dove campeggia beffarda la scritta "La legge è uguale per tutti", oppure ti ricatta col filmino, mentre coi pantaloni calati, tenti di giustificarti: "No agente, quella non è cocaina e quel signore vestito da donna non lo conosco". Il medico ti prescrive medicine inutili perché, se arriva a un migliaio di confezioni, gli omaggiano la "convenscion" alle Mauritius, o ti cambia il femore con l'ultimo modello in titanio, anche se sgambetti ancora come uno stambecco. L'avvocato è solo uno strumento nelle mani di mafiosi e ricconi, mentre la guardia di finanza promette controlli più soft al centro massaggi in cambio di qualche servizietto. E il prete? Quello della mia parrocchia l'ho incrociato in banca che, a voce alta, chiedeva: "A quanto sta il dollaro oggi?" Adesso sembra abbiano pure una passione per i ragazzini dell'oratorio. Che novità!
L'onorevole, a dispetto del nome, nasconde le bustarelle nei pacchetti di sigarette e il vigile, quando va bene, si nasconde in ufficio.
C'è solo da sperare di non avere mai bisogno di nessuno di loro.

lunedì 29 marzo 2010

Caste invisibili

Sono andato a votare. Sezione 789, ex scuola elementare, la medesima dei miei figli. Un bel senso di continuità, visto che in quarant'anni è cambiato ben poco.
L'ultima volta che ho votato è stato nel 2006. Perciò mi sono perso le politiche del 2008, e anche le europee del 2009, come pure la consultazione referendaria dello stesso anno.
Avevo deciso che, in futuro, mi sarei astenuto dal mio diritto-dovere verso questo stato in cui non mi riconosco più. Però quest'anno è diverso: ho bisogno di tutti gli appoggi possibili, compresi quelli politici. Sì, cercherò sostegno da chiunque me lo possa fornire, anche se, come si diceva, nel segreto dell'urna, Stalin non ti vede, ma dio sì. Un flebile contatto già ce l'ho e, se durerà anche dopo le elezioni, devo almeno poter dimostrare di aver votato.
Faccio schifo, lo so, ma quando la priorità è il mantenimento della famiglia, mi dispiace, ma non posso permettermi il lusso di guardare in faccia a nessuno.
Ha un bel dire Gustavo Zagrebelsky su Repubblica del 26 marzo, che le caste in Italia non esistono, ma sono ben presenti invece i "giri" intesi come "cerchie di potere".
Non sono abbastanza intelligente per addentrarmi in distinguo che non sarei in grado di sostenere dialetticamente, ma è molto recente un'indagine secondo la quale, per esempio, i figli degli operai difficilmente riusciranno a trovare un lavoro migliore dei loro genitori, come è praticamente automatico invece, che i figli degli avvocati, dei notai, dei medici, dei professori universitari e chi più ne ha, più ne metta, seguiranno sicuramente le orme dei loro padri. E cos'è se non vivere in una società a scatole chiuse e impermeabili, il fatto che certe fasce frequentino tutte le medesime scuole, i medesimi circoli, le medesime conoscenze eccetera? Non sono così bravo da argomentare come si deve la mia tesi ma, come tutti quelli abituati a contare solo sulle proprie forze, è una cosa che "sento", che vedo, che vivo sulla mia pelle. Al Rotary non ci entri se fai l'impiegato, non puoi pagare a tuo figlio il master a New York o in Inghilterra se arranchi per pagare le spese condominiali; un anno al liceo classico statale, ti costa almeno il doppio che in qualsiasi altra scuola.
Basta leggersi un qualsiasi rapporto AlmaLaurea sui laureati italiani. Per esempio, chi è figlio di genitori laureati, risulta impegnato in misura doppia rispetto a chi ha genitori con licenza elementare, ed emerge anche che esiste una scarsa mobilità sociale che configura una vera e propria ereditarietà nelle libere professioni.
Nessuno ti impedisce di frequentare determinati ambienti, ma ci pensa il tuo reddito a proibirteli. E allora, se non è questa una divisione in caste economiche, di potere e culturali, cos'è?

venerdì 26 marzo 2010

Il male vince sempre

E anche per oggi l'ho presa nel culo. Il mafioso pelato ha rifiutato qualsiasi accomodamento riguardo la cessione delle gabbie grafiche.
Ho voglia di vomitare, e anche di spaccargli a pugni e calci quella faccia da culo che si ritrova.
Non c'è niente da fare, gli stronzi vincono sempre. Altro che l'amore vince e il male perde; è sempre il male che vince, invariabilmente.
E grazie anche all'avvocato che mi ha consigliato di non accettare subito senza un minimo di contrattazione. Ma non l'ha capito che questa gente non contratta?
Quello che è sicuro è che da me non vedrà un centesimo.

mercoledì 24 marzo 2010

Chi si rivede

Di recente mi è capitato di incontrare alcuni ex compagni di liceo.
Non ho mai amato le rimpatriate, specialmente quando i rapporti non sono stati né così intensi e tanto meno profondi. Pensavo che, dopo trent’anni, fosse solo un’occasione per spettegolare vicendevolmente sulle ingiurie del tempo, i successi professionali o magari i fallimenti augurati a chi ci stava sullo stomaco. Probabilmente è così, o lo è per me, schiavo della timidezza e dei preconcetti. Ma, come è vero che il primo amore non si può dimenticare, non è possibile scordare i compagni di viaggio della nostra adolescenza. E ciò che, a freddo, mi ha fatto più riflettere, è l’istantaneo riannodarsi di un dialogo che credevo ormai inevitabilmente perduto. È stato incredibile parlare con questi strani esseri che, fra rughe e calvizie, conservano solo un lontano ricordo di quello che furono, come fosse passata non più di una breve notte. Come fra un giorno di scuola e il successivo. Nessuna vergogna, nessuna soggezione. Ho l’impressione di amarli tutti, indistintamente, compresi quelli che non sopportavo. Forse è solo amore per la gioventù, principalmente la mia, e rimpianto di non aver sfruttato al cento per cento il tempo dell’inconsapevole libertà. Ma non sono veri amici, sono compagni di viaggio, persone con le quali si è condiviso un percorso importante durato quattro anni, niente di più.
Mi domando solo il perché di questa improvvisa bontà, di questo amore che per tanto tempo ha sonnecchiato dentro di me senza che me ne accorgessi. Che sia l’avanzare dell’età? La situazione così delicata del mio lavoro? Il senso di incompiutezza che a volte mi assale feroce? L’immaginifica seconda giovinezza dei quarant’anni passati da un pezzo? Che ne so, so che spesso sono assalito da un senso acuto di insofferenza verso me stesso, che mi agita come un fuoco di sant’antonio. Sono sempre stato un ingenuo, un sempliciotto facile da ingannare, travestito da scorbutico e incostante. Aria da duro per nascondere l’insicurezza.

venerdì 19 marzo 2010

Prendere o lasciare?

Ho ricevuto la risposta del mafioso pelato. Ribadisce che "La ragione che ci muove a trovare una soluzione transattiva risiede nel fatto che sarebbe cosa di poco senso remunerare gli avvocati". Ma che l'importo da me richiesto (5.000 euro) per la cessione del diritto d'autore sulle gabbie grafiche non è affatto simbolico.
Beh, chi ha mai parlato di cifre simboliche? E poi, al contrario di quanto asserisce, io non ne faccio una questione di principio, cosa che sottintenderebbe un comportamento infantile e capriccioso, ma puramente commerciale.
Per farla breve, mi offre mille euro per tutto quanto. Qui sì siamo davvero nel simbolico. E per quanto riguarda l'impegno a saldare contestualmente anche tutte le note ancora in sospeso, capirai! Ormai nel giro di un paio di mesi arriveranno a scadenza naturale, quindi non mi pare un grande impegno.
Sono così demoralizzato che avrei voglia di accettare l'offerta e finirla così. Ma non sarebbe giusto. So di avere ragione, e so che, molto probabilmente vincerei un'eventuale causa e in quel caso, altro che cinquemila euro.
Ho la tentazione di fare un rilancio: tanto, male che vada, cosa potrei perdere? Mille euro lordi? Non mi risolverebbero certo la vita.
Che ne pensate?

martedì 16 marzo 2010

No, tu no!

Credo che perdere il lavoro sia davvero il modo migliore per veder colare a picco la stima in sé stessi. Non succede subito, all'inizio si prova quasi una specie di euforia, un po' come la prima boccata d'aria pura quando si esce da Milano. Un senso di stordimento e incredulità. Poi si pensa: "Beh, non è la prima volta che affronto un periodo di crisi, e ogni volta che ho perso un cliente, ne ho trovati di migliori". Così cominci a chiedere qua e là, fra le conoscenze accumulate in anni di carriera, e ti accorgi che la fiducia che riponevi in tante persone, probabilmente era solo un'impressione sbagliata. Chi non si fa trovare, chi non risponde alle mail o alle telefonate (maledetto chi ha inventato l'identificativo del chiamante), e chi ti fa capire che sei pure un po' scocciante. "Pazienza - ti rispondi - vorrà dire che farò come ho sempre fatto: conterò solo sulle mie forze, la mia esperienza e la mia creatività". Ma questa volta non bastano, perché c'è in giro un mare di gente che si svende per due spiccioli e capisci che ai clienti quello che importa davvero è risparmiare e, se possibile, non pagare.
"Il mercato è cambiato", ti dice il solito saputone, e forse ha ragione. Ma cambiato come? Come è possibile competere con i cinesi del graphic design? Con la qualità, mi sono sempre detto. Poi ti accorgi che, a volte, i cinesi fanno anche lavori di qualità, alla metà se non un terzo di quanto hai sempre chiesto tu.
Reinventarsi, questa è la parola d'ordine, quando solo qualche anno fa era invece "flessibilità". Ma che vai cercando? Un posto fisso? Ma tu sei pazzo! Oggi conta la poliedricità, la creatività, essere dinamici, veloci, economici, questo è il segreto. A me invece sembra che sia sempre il solito modo per fregarti. Volevate la flessibilità? Io sono diventato flessibile. Volevate velocità e poliedricità? Lo sono diventato. Volevate che lavorassi sottocosto? Ho fatto anche quello. E adesso, cosa volete? il culo?
Sembra di stare in una di quelle feste dove tutti si divertono e tutti sembrano conoscersi, ma nessuno ti caga. La cricca di Bertolaso si spartiva affari da milioni di euro, favori, aiuti agli amici e agli amici degli amici, e tu non riesci a raccattare nemmeno un lavoro da duecento euro.
Leggi i giornali e quella banda di intellettuali profumatamente pagati e col posto fisso, pontifica di lavoro, disoccupazione, crisi economica. Poi, svolto il loro bel compitino, se ne tornano nei loft e nelle mansarde del centro, con il filippino che fa le pulizie, la tata che accudisce i bambini e magari anche la cuoca che prepara da mangiare. Gli interessi solo se ti presti a fare da caso pietoso, sputtanandoti vita natural durante.
Mi sento come un ammalato quando fuori c'è il sole, mentre sente i bambini giocare e divertirsi, e il mondo che gira lo stesso, anche se sei momentaneamente fuori campo.
Ti dici: "No, così non vale! Voglio risalire anch'io sulla grande giostra", ma come nella canzone di Jannacci, tutti ti rispondono: "No, tu no!".

lunedì 15 marzo 2010

Rinascita

Dopo tutti questi anni passati alla stregua di un recluso, dieci ore al giorno davanti al mac a fare più o meno sempre le stesse cose, fatico a riappropriarmi degli spazi esterni, del mondo reale, il foro dei romani, l’agorà dei greci. Non quello filtrato attraverso internet, la posta elettronica, la webcam, ma quello fatto di persone vere, di ossa e di carne, di puzza e di profumi.
Il mio corpo ormai rattrappito in posizione seduta, le braccia tese in avanti, la schiena leggermente curva, come un piccolo Leopardi del pc, si oppone al movimento, al salire e scendere scale e marciapiedi. Suda sotto l’aria gelida di queste mattine di marzo, ansima come un vecchio cane se il passo si allunga, si ribella all’idea di percorrere a piedi più di una fermata di metropolitana.
Mi sento come un prigioniero di Auschwitz appena liberato dall’armata rossa. Incredulo di fronte alla libertà, incapace di riappropriarsene. Il mio cuore, che in questi anni ha sopportato paziente uno stile di vita velenoso e indolente, fatica a riprendere il giusto ritmo, come un motorino ingolfato. Spero sia forte come quello di mio padre che, prima di cedere ha sopportato tre infarti e infiniti pacchetti di nazionali senza filtro. Ma quanto potrò ancora chiedergli prima che si ribelli e mi spedisca all’altro mondo?
Se in tutto questo può esserci qualcosa di buono, credo sia proprio questa nuova possibilità di riappropriarmi del mondo, quello che sta fuori dalla mia finestra, e del mio corpo in animazione sospesa da troppo tempo.
Di tutte le cose immaginate e mai realizzate per mancanza di tempo, della voglia di progettare ancora nuove forme di creatività e gridarle a questo mondo ostile che si rifiuta di ascoltare.

venerdì 12 marzo 2010

Tutto il mondo è paese

Che cialtroni! Questa mattina mi collego al sito della banca e, tac! Ecco il bonifico. Solo che non è stato ordinato il cinque marzo, con valuta l'otto: ma eseguito ieri, con valuta ieri.
Che dire? Facciamo i furbetti, o siamo proprio degli imbecilli?
Azzardando un'ipotesi, propenderei al 70% per la seconda possibilità. E spiego perché.
In un mondo popolato da escort e "birichini", anche il mafioso pelato non poteva esimersi dal seguire la tendenza attuale. Tutto ebbe inizio alcuni anni fa, quando il pelato se la faceva con la receptionist. Se non che, un bel giorno, la beccò mentre si sbaciucchiava con l'amministratore delegato che, a quanto pare, per certe cose non guarda in faccia a nessuno. La povera ragazza, contesa tra due fuochi, fece la scelta migliore e se ne andò.
Così è saltata fuori questa romena, responsabile amministrativa che, a stento, riesce a fare due più due. E, visto che due più due so farlo anch'io, non ci vuole molto a capire che è la nuova protetta dell'ad che, tra l'altro, tiene pure famiglia.
Probabilmente, convinta di aver fatto il bonifico il 5 marzo, non si è accorta di aver combinato uno dei suoi soliti casini e ha rimediato per il rotto della cuffia. Che volete, non si può mica avere tutto, sarà brava in altre mansioni, visto che di contabilità non ci capisce un'acca. Come del resto anche di italiano.
Comunque chissenefrega, l'importante è che riuscirò a tirare fiato ancora per qualche tempo.
Naturalmente, il pelato e l'ad, sono ancora amiconi come il gatto e la volpe, perché, si sa, negli affari non si guarda in faccia a nessuno.
Nel frattempo, il pelato è tornato fra le braccia di una vecchia fiamma che l'aveva mollato perché, il grande uomo, non se la sentiva di impegnarsi con una vera famiglia e dei figli. Poverino, lui si realizza nel frequentare la gente cool, o nell'avere un appartamento il più vicino possibile al centro, tanto il mutuo lo pagano gli stagisti che lavorano per pochi centesimi.
La sua filosofia è sempre stata: quando va bene, mi riempio le tasche di soldi e non reinvesto un centesimo nell'azienda, quando va male, ci sono i fornitori e i dipendenti a fare da cuscinetto. Tanto che, nell'anno nero della crisi, ha cambiato la moto, ha comprato casa e si è fatto le vacanze in Tibet.

giovedì 11 marzo 2010

Salassi quotidiani

Centonovanta euro per il rinnovo della quota associativa alla palestra di mio figlio. Come faccio a dirgli di non andarci più?
Ottocentotrenta euro per la terza rata delle spese condominiali. Queste devo pagarle per forza.
Cento euro per il saldo iva dell'ultimo trimestre 2009. Se non li pago, rischio una multa di dieci volte tanto. E poi, se anche per i terremotati d'Abruzzo è finita la sospensione dal pagamento delle tasse, figurati cosa può fregare allo stato di un fighetto milanese.
Ho telefonato all'amministrazione del mafioso pelato; dicono che, loro, il bonifico l'hanno fatto con valuta 8 marzo. Però a me non risulta pervenuto ancora un bel piffero. In più ho scoperto che una delle fatture l'hanno fatta slittare al mese prossimo, così se va bene, la incasserò a centoventi giorni!
Meno male che c'è un po' di sole.

mercoledì 10 marzo 2010

Citofonare Giusy

L'amministratore delegato del mafioso pelato, dice che ha provveduto al bonifico di fine febbraio venerdì 5 marzo. Oggi è il 10, e non si è ancora visto un centesimo. Direi che di tempo, per un bonifico in via telematica, ne è passato abbastanza. O no?
I casi sono due: o l'ad mente e il bonifico non è stato fatto venerdì, ma chissà quando; oppure mi stanno prendendo allegramente per il culo e, non solo non hanno alcuna intenzione di pagare per le gabbie grafiche sorgenti, ma cominciano a fare storie anche per pagare il lavoro già consegnato.
Sarà la neve che cade copiosa su Milano, sarà che non riesco a chiudere la partita col mafioso pelato, sarà pure che il telefono non ha squillato nemmeno una volta, ma comincio a essere molto pessimista.
Ho scoperto un sito che si chiama www.12designer.com, è un portale che permette ai creativi iscritti di partecipare, sotto forma di gara online, allo sviluppo di progetti di grafica eccetera. Sarebbe un'idea carina, anche se penso che le gare siano una cosa totalmente sbagliata in ogni senso. In primis, dovrebbero essere limitate a un numero ben preciso di partecipanti. A che serve perdere tempo per mettersi in concorrenza con quaranta o cinquanta designer diversi? Peggio che una lotteria. Per una volta che si vince, saranno molto più numerose quelle in cui si perde. E non c'entra la bravura o la professionalità quando si ha a che fare con i gusti del cliente che, senza spendere una lira, si trova la bellezza di un centinaio di progetti diversi fra cui scegliere. Ma questo è ancora il meno: la cosa scandalosa sono i prezzi che questi morti di fame (e parlo sia dei committenti che dei designer), offrono e accettano.
Qualche esempio: Affissione 6 per 3 metri, e pazienza se il cliente nel brief scrive targhet invece di target, e ha già deciso quale dovrebbe essere l'head line: 250 euro. Ma vi rendete conto di cosa significa progettare un'affissione? Come si può pensare di pagarla 250 euro? E infatti, spulciando tra le proposte, c'è da inorridire. Questo perché un grafico vero non perderebbe mai e poi mai il suo tempo e la sua professionalità per una cifra del genere.
Un altro esempio? Logotipo per un professionista del settore certificazioni energetiche: 100 euro. Cento euro? Ma se per creare un logo decente, e ho detto decente, ci spendo almeno due o tre giorni, più eventuali modifiche eccetera, come posso incassare solo cento euro lordi? Ma cristo! Se vado a dar via il culo, li guadagno in meno di un'ora!
Questo è sfruttamento, prostituzione, circonvenzione d'incapace. Basta, non trovo nemmeno le parole per descrivere un mercimonio così squallido.

martedì 9 marzo 2010

Delirio

Ormai siamo al delirio. E non sono neanche alcolizzato, per ora. Ma per uno come me, sognarsi Berlusconi, è davvero il capolinea. Sarà per la nutella che ho mangiato prima di andare a dormire, ma ritrovarsi a fare da assistente a Berlusconi mentre si aggira per centri commerciali e posti a me sconosciuti, è stato un trauma. Intendiamoci, non avrei alcuna remora nel chiedere una mano, un aiuto, un lavoro che possa permettermi di mantenere i miei figli in modo onesto a chiunque possa darmela, incluso Berlusconi. Malgrado tutto, non credo nemmeno che offrire lavoro qualificato in cambio della possibilità di vivere dignitosamente possa essere qualcosa di umiliante e, in questi anni, ho imparato che politica e princìpi vanno lasciati al di fuori della professione. Cosa che, a quanto pare, in Italia non viene praticata. Ma quando si cominciano a fare di questi sogni, la depressione non dev'essere molto lontana.
Il lato ironico è che, malgrado sia sempre stato uno di sinistra, quando le cose vanno male è sempre la destra quella a cui, inconsciamente, finisco per rivolgermi. Un altro indizio di quanto abbia le idee confuse non solo io, ma anche la sinistra.
Che dire, mi sembra di essere tornato a vent’anni, quando avevo la gioventù dalla mia parte, ma ero privo di esperienza e pertanto rifiutato o sfruttato. Ora ottengo gli stessi risultati, ma a fattori invertiti: ho esperienza da vendere, ma sono ormai troppo vecchio.
Ieri ho visto di sfuggita in televisione la storia di un cinquantenne che, a causa della separazione e relativi addebiti per il mantenimento del figlio, viveva in uno stato di grande indigenza, essendosi ridotta la sua busta paga a soli cinque o seicento euro al mese. Cifra che gli impediva di condurre una vita dignitosa insieme alla nuova famiglia.
Ma non è tanto la storia ad avermi colpito, quanto il fatto che l’uomo riuscisse a tirare avanti grazie agli amici, ai genitori dei compagni di scuola della figlia, dei familiari. Ma io, che non ho nemmeno quei cinque o seicento euro al mese, non ho aiuto da amici, conoscenti o familiari, per non parlare dello stato o dei servizi sociali, o dell’ordine dei giornalisti, o da chicchessia, cosa devo fare?
Ho immaginato che se qualcuno offrisse alla mia famiglia la stabilità economica necessaria a farla vivere senza affanni fino a che ne avrà bisogno, gli venderei non solo la mia anima, o quello che è, ma gli darei la mia vita senza pensarci un momento.
Disgraziatamente sono ateo, chi reclamerebbe la mia anima e per farsene cosa poi? E nessuno, per ora, mi odia o mi ama a tal punto da volere la mia vita in cambio di soldi. Quindi, fallimento totale sotto ogni profilo.

lunedì 8 marzo 2010

Che merda!

Mi sento completamente demoralizzato.
Nessuna novità dal mafioso pelato. Non è arrivato nemmeno il bonifico delle fatture in scadenza a fine febbraio.
Il cazzaro di Brescia, a cui abbiamo concesso una intera settimana per mandarci il materiale e la sua offerta, è uccel di bosco.
Risultati di qualunque tipo, dalle oltre duemila mail che ho inviato, non ce ne sono.
Contatti da linkedin o facebook, zero. E devo pure sorbirmi gente che posta cose come: "Mosca è bellissima sotto la neve!", tanto per far sapere a tutti quanto sono cool a viaggiare per lavoro.
Mi sento tanto Lello Arena in Scusate il ritardo, che, lasciato dalla fidanzata, viene evitato come la peste dagli amici che non ne possono più di sentire le sue lamentele.
Qualche giorno fa avevo ipotizzato che sarei finito a fare qualsiasi lavoro, anche il più umile, ma non avevo fatto bene i miei conti. Ripensandoci, sono arrivato alla conclusione che non ho speranze neanche in questo caso. Perché? Ma siamo realisti! Chi assumerebbe mai un quasi cinquantenne, quando la scelta può benissimo cadere su chi ha trent'anni meno di me?
Voi assumereste, per esempio, un portiere di notte di cinquant'anni senza esperienza, oppure uno di trenta che magari ha già lavorato nel settore?
Se le cose non migliorano, il massimo a cui potrei aspirare sarà qualche lavoretto a nero e forse neanche quello.
Come sento la mancanza di persone serie. Non seriose, ma affidabili. Gente che sappia mantenere la parola, con cui parlare è un'operazione costruttiva, non tempo perso. Persone con cui bastava una stretta di mano per avere la sicurezza di commesse, tempi e pagamenti. Persone che probabilmente non esistono più.

venerdì 5 marzo 2010

Niente di niente

Fa uno strano effetto non sentire il telefono che suona, oppure non ricevere le solite trenta o quaranta mail al giorno. Eppure è così, tutto tace, compreso il mafioso pelato. Non capisco perché abbia bisogno di tutto questo tempo ogni volta che deve prendere una decisione.
Chiudiamo allora anche questa settimana senza nessuna novità. Nessuno che bazzica il blog, nessuno su facebook, nessuno su linkedin, nessuno che risponde alle mail.

giovedì 4 marzo 2010

Tentar non nuoce

Io ci ho provato. Ho spedito la proposta di cessione delle gabbie grafiche al mafioso pelato.
Penso gli piglierà un accidente: come condizioni per la cessione, ho preteso il pagamento immediato di tutte le partite aperte e cinquemila euro.
In fondo, cos'ho da perdere? Se accettasse, sarebbe la giusta fine del nostro rapporto lavorativo; se non accetta, chissenefrega. Vorrà dire che incasserò i miei crediti come al solito: sessanta-giorni-fine-mese, che è un modo elegante di pagare oltre i novanta giorni.
Una cosa è certa: se non sgancia, non vedrà nemmeno l'ombra di una gabbia.
Spero solo che sia davvero l'ultimo atto di questa farsa che dura ormai da quasi tre mesi. Sentire il nome del mafioso pelato o della sua azienda mi fa vomitare. Non parliamo poi di tutta la schiera di gentaglia con cui ho avuto a che fare. Specialmente i responsabili di testata che, non solo non hanno dimostrato un minimo di solidarietà, ma travestendosi da falsi amici e sparlando del mafioso a più non posso, hanno condotto un doppio gioco davvero nauseante.
Forse non sarò molto sveglio, ma di sicuro la mia memoria è pari a quella di un elefante e, prima o poi, troverò certamente il modo per sdebitarmi con tutta questa gente.

mercoledì 3 marzo 2010

La prima gallina che canta...

Nel 2009 ho impaginato un prodotto sulla Corporate Social Responsibility. Cito da Wikipedia: “Responsabilità sociale d’impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), si intende l’integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’impresa”.
Dunque non si tratterebbe d’altro che di responsabilità sociale d’impresa che, tra l’altro, suona come un ossimoro.
Per una vita ho impaginato articoli su gente che parla così: “Ricordo la prima campagna online di ... , con un click through pari al 90%. Per quanto riguarda il display advertising, esistono ricerche che enfatizzano la crescita della brand awareness a seguito di una campagna online, così come ne esistono altre che evidenziano i successi del performance based digital marketing”. Oppure: “... un’iniziativa ancora in essere, di buzz marketing per ..., la settimana di concerti, cultura e food (perché non cibo?) italiano. Ne è scaturita una campagna di seeding e buzzing, online e offline...”. E anche: “... promoter brandizzati che si muovevano a bordo di segway offrendo trial di prodotto...”. Triste vero?
Ma tornando alla responsabilità d’impresa, la cosa buffa è che le aziende intervenute sono quanto di meno responsabile si possa immaginare.
La prima è AstraZeneca che, attraverso le parole del corporate & internal communication manager (sic), dice: “AstraZeneca, attraverso lo sviluppo di farmaci innovativi, vuole migliorare la salute e la qualità della vita delle persone...”. Probabilmente sarà anche così.
La seconda azienda è BAT, British American Tobacco. Ecco come si autodefiniscono: British American Tobacco, con la sua forte connotazione di azienda dai fondamenti italiani ma dal respiro internazionale, ha assunto un ruolo di grande valore strategico per il sistema economico nazionale collocandosi al secondo posto tra gli operatori del settore in Italia, il secondo mercato più importante d’Europa, una presenza di oltre 30 marchi internazionali (tra cui Lucky Strike, Pall Mall, Rothmans, Kent, Vogue e Dunhill) e nazionali (tra cui MS). Ecco cosa dice l’head of corporate communication and reputation: “Per un’azienda operante nel settore del tabacco come la nostra, investire in politiche di CSR costituisce un presupposto fondamentale non solo per la sostenibilità del business ma anche per operare insieme ai nostri stakeholder su una piattaforma di valori condivisi. [...] Altri ambiti non meno importanti in cui si manifesta l’impegno di BAT Italia in tema di CSR sono la prevenzione del fumo minorile, i programmi relativi alla salvaguardia dell’ambiente, alla salute e alla sicurezza sul lavoro, nonché specifici progetti riguardanti i dipendenti”. Sono quasi commosso. Ma il fumo non faceva venire il cancro?
Ecco la terza azienda, niente meno che Chiquita. Il direttore marketing racconta: “La responsabilità d’impresa è per definizione un processo interdisciplinare, ma per un’azienda con le nostre caratteristiche l’uomo e l’ambiente sono le priorità. Ci siamo quindi concentrati sul benessere dei lavoratori e sulla tutela ambientale”. Sul sito di Peace Reporter sembrano pensarla diversamente: infatti è riportata la notizia secondo la quale: “La Colombia ha chiesto l’estradizione dei vertici di Chiquita, accusata di aver pagato squadre di paramilitari colpevoli di 11mila omicidi”. Questo è il link: http://it.peacereporter.net/articolo/19456/Chiquita+Connection.
Proseguendo la carrellata ecco Coca-Cola. Il direttore affari generali riferisce: “Tra le iniziative per la riduzione degli impatti ambientali, Coca-Cola si è focalizzata nella riduzione dei consumi idrici, ottenendo nel 2008 la riduzione del 22% dei consumi rispetto al 2007”. Sulla Coca-Cola ne sono state dette così tante che non mi sembra il caso di aggiungere anche il mio insignificante parere.
Altra azienda presente è Lottomatica, il cui direttore european relations & public affairs ci tranquillizza: “Abbiamo scelto di impegnarci su tre diversi fronti: il gioco responsabile, il cui programma abbraccia concretamente diverse aree e ci permette di offrire un ambiente di gioco volto a proteggere il giocatore sia dall’illegalità che da comportamenti eccessivi; il bilancio sociale, il cui target è rappresentato da tutti gli stakeholder coinvolti, direttamente o indirettamente, nelle attività di Lottomatica; infine le numerose iniziative in ambito good causes: sponsorizzazioni che riguardano l’arte, la cultura, lo sport, azioni di aiuto e di raccolta fondi, attraverso le quali ridistribuiamo alla comunità parte del valore aggiunto creato dall’azienda”. Insomma, un benefattore. Peccato per le vecchiette che si giocano la pensione. Si vede che non sono abbastanza responsabili.
Che dire, forse che la prima gallina che canta ha fatto l’uovo, o che il lupo si è travestito da agnello, o che forse il mondo è quello che è, una fiera dell’ipocrisia in cui chi inquina, non rispetta i diritti umani, produce veleni, ci fa ingurgitare farmaci inutili e vende sigarette, si riempie la bocca di impegno sociale, protezione del consumatore, dell’ambiente e della salute.

Allego un minivocabolario teste di cazzo-italiano per chi, povero ignorante, non comprende ancora parole inglesi ormai entrate nel lessico comune.
Search. Attività atte a generare traffico verso un sito internet.
Advertising. Pubblicità.
Display. Spazi a pagamento all’interno dei siti.
Performance based digital marketing. Marketing digitale basato sulla prestazione.
Trend. Tendenza.
Click through. L’azione di un cliente che, all’interno di un sito internet, clicca su un messaggio pubblicitario e viene indirizzato al sito inserzionista.
Brand awareness. Notorietà, conoscenza della marca.
Seeding. Semina, condivisione fra utenti.
Buzzing. Ronzio, passaparola.
Promoter. Agente, organizzatore.
Brandizzato. Agghiacciante neologismo che sta per “personalizzato con il logo dell’azienda”.
Trial. Prova, campione, assaggio.
Stakeholder. Clienti, fornitori, finanziatori, collaboratori o anche residenti in aree limitrofe all’azienda.

martedì 2 marzo 2010

Mezza vittoria

Ecco finalmente la telefonata dell'amministratore delegato. Dice che anche loro hanno interpellato un avvocato, il quale asserisce che la ragione sta dalla loro parte. Ma, e qui viene il bello, mi dice anche che, per evitare spese legali onerose per entrambe le parti e tempi lunghi, vorrebbe che facessi una proposta per cedere le gabbie grafiche in via amichevole.
Ma che magnanimità! Se hanno ragione, mi facciano pure causa. Se non ce l'hanno, che paghino senza tante moine.
Comincio col dire che la prima condizione sarebbe quella di chiudere tutte le partite aperte e che, per la proposta di cessione delle gabbie, mi riservo di pensarci qualche giorno.
Faccio presente che comunque sono una persona ragionevole, come ho dimostrato in occasione del loro rifiuto a qualsiasi dialogo. Lui mi risponde che sta dalla parte dell'azienda ma, detto en passant, non si è trattato di incomprensioni economiche, ma di un fatto personale. Già, il famoso vaffanculo con il quale ho apostrofato il mafioso pelato. E dire che si spaccia per toscano; invece credo sia stata l'anima di Caltagirone a prevalere.
Grosso errore farsi prendere dall'orgoglio negli affari!
Adesso il problema è che non saprei cosa chiedere: da un lato, non vorrei essere troppo esoso rischiando di far sfumare l'accordo, ma dall'altro, non vorrei nemmeno svendermi per due lire. A proposito, qualcuno dei numerosi visitatori di questo blog dimenticato da dio, potrebbe darmi qualche consiglio? Come? Non c'è nessuno? Lo immaginavo, credo che dovrò arrangiarmi da solo.

lunedì 1 marzo 2010

A volte ritornano

Ecco che, come lo tsunami dopo il terremoto, si avvicina una nuova minaccia.
Ho ricevuto una mail dall'amministratore delegato del mafioso pelato. È molto sibillina e dice solo: "Ti chiamo al tel nel pomeriggio, mi pare più semplice chiarirsi".
Che cazzo vuol dire? Niente, come al solito. Cosa ci può essere da chiarire? Mi avete fregato, non avete accettato il dialogo, sapevate che mi avreste buttato sul lastrico, cosa vi aspettavate? Che avrei consegnato le gabbie grafiche sorgenti senza né ah, né bah? È logico che ho cercato di difendermi come ho potuto. E allora a che pro chiarirci? Io non ho nulla da chiarire, per me è già tutto chiaro e, se loro pensano ci sia qualcosa da chiarire, significa che non possono obbligarmi. E io che pensavo di aver chiuso il discorso. Non ne posso più anche di sentirli nominare.
Naturalmente non ha chiamato ancora nessuno. Immagino si tratti della loro strategia: buttare il sasso e nascondere la mano, così intanto io mi rodo. E il bello è che mi rodo davvero.