martedì 5 aprile 2011

La signora Italia

La signora Italia ha quella forma strana che assumono le donne a una certa età. Non si possono definire grasse, piuttosto assomigliano a una pera: una di quelle tozze, strette in punta e larghe sotto, come le Williams. Attaccate alla pera, spuntano due gambette, secche e nervose, infilate in calze di nylon color carne. Come tutte le signore di una certa età, non porta collant, ma strani mutandoni muniti di reggicalze, anch’essi color carne. Lo so perché sono sempre stesi ad asciugare sulle corde del balcone della sua cucina e sono identici a quelli che indossava mia nonna.
La signora Italia si alza tutti i giorni molto presto. È impossibile coglierla in fallo. Ti svegli alle sette, e lei è già in cucina indaffarata in chissà cosa. Ti alzi alle sei e mezza, credendo questa volta di fregarla, ma la luce della sua portafinestra è già accesa.
La signora Italia ha trasformato il suo balcone in una specie di accampamento beduino chiudendolo sui tre lati con quei tendoni verde scuro che si usavano qualche anno fa. Rimane solo uno spiraglio grande quanto la portafinestra della cucina che ha, come zerbino, dei fogli di quotidiano.
Le tende sono fermate alla ringhiera con un certo numero di mollette e non vengono aperte quasi mai. Alla fine dell’inverno, il vento che si infila nel cortile come in un budello e le intemperie, riducono le tende a stracci bucherellati come fossero stati colpiti da schegge di granata. Di solito, il marito della signora Italia le sostituisce ogni due o tre anni.
La signora Italia arrotonda il bilancio familiare con ciò che distribuiscono al pane quotidiano. Non è che sia povera, ma credo che ami cucinare anche per la famiglia della figlia e poi, quando sono finite le scuole, durante la giornata accudisce il nipote, e quindi, si vede che anche quel poco aiuta.
Ci va tutte le mattine, naturalmente di buon’ora, camminando piano piano, con un’andatura leggermente ondeggiante da pinguino.
La signora Italia ha una figlia che si è sposata qualche anno fa.
Poco dopo il matrimonio, il marito si è ammalato di una specie di leucemia e pareva che non ci fosse niente da fare. Lo vedevo in giro per il quartiere accompagnato dalla moglie che, distrutto dalla chemio, camminava come un vecchio. Poi, inaspettatamente è guarito, e ora hanno anche un figlio, o forse addirittura due.
La signora Italia è una che si fa i cazzi suoi, nel senso che non ama mettere in piazza la sua vita, le sue cose - a parte i mutandoni stesi - e ciò che fa o non fa. Non ha ristrutturato casa e conserva ancora i pavimenti originali di brecciolino bianco e nero. Non ha ceduto come tanti altri al monocottura posato in diagonale, né alle porte stile barocco in finto legno massello marrone, né agli infissi in pvc che, in caso di fuga di gas, sono il modo più sicuro per morire, ma mantiene fieramente - come me - le sue finestre in legno verniciato di bianco.
La signora Italia resiste alle mode, è refrattaria al superfluo, vive del suo. Una lezione che tanti dovrebbero imparare.

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