Già, il grande Jolly Roger, il mago di Milano.
Almeno non dovrò buttare via questo bel coccodrillo che avevo preparato da tempo. Eccolo.
Sono davvero uno stronzo. Il solito ingenuo, sognatore, illuso stronzo.
È che non riesco a convincermi. Come è possibile che non riesca a trovare nemmeno uno stupido lavoro per impaginare che so, il giornale dello scarparo o anche un porno? Che mi frega, andrebbe bene anche quello; non ho mai avuto grandi ambizioni o manie di grandezza.
Basterebbe un lavoro qualsiasi che mi permetta di vivere decentemente.
Forse per questo mi illudo sempre, come un allocco di campagna, perché tutto questo è paradossale, incredibile. E allora, ogni preventivo, ogni nuovo contatto, ogni proposta, non fa che illudermi nuovamente, fa accendere una speranza che, col passare dei giorni, come uno idiota sapiente, trasformo in una quasi certezza, scottandomi irrimediabilmente ogni volta che le cose vanno male, cioè sempre.
Anche con questi francesi ammetto di essermi illuso. Ho pensato che essere in gara solo in due e che il mio antagonista fosse una non ben identificata agenzia, e dunque non una struttura esperta in grafica editoriale, mi avrebbe posto in una posizione vantaggiosa.
Già immaginavo e pregustavo il momento della vittoria; quello in cui stappavo insieme a mia moglie una bottiglia di champagne e fumavo un costoso sigaro cubano, ringraziando la buona stella che questo incubo fosse finito, che questo viaggio all’inferno terminato. Ma non solo, il sogno si proiettava ancora oltre nel futuro: in viaggi di lavoro a Parigi, in vacanze all’estero in cui finalmente avrei fatto vedere ai miei figli qualcosa di diverso, di culturalmente nuovo.
Troppo bello per essere vero. Troppo assurdo perdere ancora una volta, l’ennesima volta.
Sono incredulo e schiumo di rabbia, no, non è rabbia, è delusione, mortificazione, tristezza, apatia. Comincio a convincermi che l’inferno, quello vero, sia qui, ora, e che non abbia mai fine.
È che non riesco a convincermi. Come è possibile che non riesca a trovare nemmeno uno stupido lavoro per impaginare che so, il giornale dello scarparo o anche un porno? Che mi frega, andrebbe bene anche quello; non ho mai avuto grandi ambizioni o manie di grandezza.
Basterebbe un lavoro qualsiasi che mi permetta di vivere decentemente.
Forse per questo mi illudo sempre, come un allocco di campagna, perché tutto questo è paradossale, incredibile. E allora, ogni preventivo, ogni nuovo contatto, ogni proposta, non fa che illudermi nuovamente, fa accendere una speranza che, col passare dei giorni, come uno idiota sapiente, trasformo in una quasi certezza, scottandomi irrimediabilmente ogni volta che le cose vanno male, cioè sempre.
Anche con questi francesi ammetto di essermi illuso. Ho pensato che essere in gara solo in due e che il mio antagonista fosse una non ben identificata agenzia, e dunque non una struttura esperta in grafica editoriale, mi avrebbe posto in una posizione vantaggiosa.
Già immaginavo e pregustavo il momento della vittoria; quello in cui stappavo insieme a mia moglie una bottiglia di champagne e fumavo un costoso sigaro cubano, ringraziando la buona stella che questo incubo fosse finito, che questo viaggio all’inferno terminato. Ma non solo, il sogno si proiettava ancora oltre nel futuro: in viaggi di lavoro a Parigi, in vacanze all’estero in cui finalmente avrei fatto vedere ai miei figli qualcosa di diverso, di culturalmente nuovo.
Troppo bello per essere vero. Troppo assurdo perdere ancora una volta, l’ennesima volta.
Sono incredulo e schiumo di rabbia, no, non è rabbia, è delusione, mortificazione, tristezza, apatia. Comincio a convincermi che l’inferno, quello vero, sia qui, ora, e che non abbia mai fine.
Visto che ormai il progetto è sfumato, posso anche allegarne qualche immagine. Forse fa schifo davvero e io non sono in grado di capirlo, o forse non è così; comunque, grazie dio!
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