Eccomi di ritorno dall'incontro con il legale dell'ordine dei giornalisti. Se ben ricordo, il quinto che ho interpellato per la faccenda delle gabbie grafiche del mafioso pelato.
Allora, prendete nota: siete un grafico e ideate una rivista, un catalogo o roba simile; di punto in bianco il cliente vi liquida senza pietà, chiedendovi inoltre le gabbie grafiche per farsi le modifiche da solo o passare il lavoro a qualcun altro. Naturalmente non avete firmato nessun contratto nel quale è esplicitamente scritto che cedete i diritti d'autore sulle vostre creazioni. Dite al cliente che, per ottenere le gabbie grafiche e quindi la cessione da parte vostra del diritto d'autore, deve pagare. Lui dice che sono tutte stronzate, che il lavoro l'ha pagato e quindi è di sua proprietà. Tutte balle, voi avete ragione e lui torto marcio.
Ma c'è un ma. Primo ma: dovete essere in grado di dimostrare che lui ha usato, malgrado l'abbiate diffidato, le vostre gabbie reperite magari dallo stampatore.
Secondo ma. Dovete dimostrare che quelle sono effettivamente le vostre gabbie grafiche.
Terzo ma. Se malgrado la diffida, il cliente continua a usare le vostre gabbie e siete in grado di dimostrarne la paternità, potete denunciarlo, ma se avete ancora dei crediti da riscuotere potete anche scordarveli fino alla fine dell'eventuale processo, quindi per almeno quattro o cinque anni.
Morale: la legge c'è, e dice che le vostre fatture dovrebbero essere saldate entro trenta giorni (come da direttive della comunità europea), il diritto d'autore esiste ed è indubbiamente dalla vostra parte. Ma sono solo belle parole, chiacchere e distintivo, perché, alla resa dei conti, o in pratica, vince sempre chi fotte la legge, chi ha il grano per gli avvocati e le spalle larghe, chi agisce da meschino truffatore perché sa che può permetterselo.
Altro che la legge uguale per tutti; la legge è di chi ha i soldi, di chi fa il furbo, di chi è moralmente marcio, di chi ha torto ma conosce i sotterfugi per aggirarla.
Chi è onesto perde sempre.
Insomma, anche oggi è stato un mezzo buco nell'acqua. Io che credevo di poter fare un culo quadrato al cliente, sono quello che alla fine l'ha presa in saccoccia, malgrado la ragione sia dalla mia parte.
Che farò? Cercherò di incassare le ultime fatture (e già so che sarà un'impresa erculea) e poi, se riuscirò a raccogliere materiale sufficiente, tenterò una causa con il patrocinio dell'ordine dei giornalisti che, troppa grazia, almeno sarà gratis.
O forse sarebbe ancora meglio dimenticare il mafioso pelato, la sua meschinità, la sua presunzione, la sua arroganza e il suo rancore, per voltare pagina, guardare avanti, ricostruire una vita.
Già, ma che vita? Con le prospettive attuali, il futuro prossimo mi appare così nero che più nero non si può.
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