martedì 1 giugno 2010

E li chiamano blogger

Questa è proprio bella. La solita selezione di annunci che arriva ogni mattina nella casella e-mail, oggi ha una inserzione che mi incuriosisce.
Cercano articolisti e blogger. Non sarebbe proprio il mio campo, ma scrivere quattro cazzate non è poi così difficile: mi viene voglia di provare. Leggo meglio l'inserzione.
"Cerchiamo persone che AMANO scrivere! Il lavoro consiste nello scrivere articoli su tematiche differenti, che vanno dal calcio, alla moda, al gossip e altri argomenti quali cinema, auto, ecc.".
Fin qui, a parte l'uso delle maiuscole e il punto esclamativo, potrei anche starci dentro; non è che ami particolarmente scrivere, ma nemmeno mi dispiace e poi se si tratta di guadagnare...
"Il compenso per questo lavoro è di 500 euro per 1.000 articoli (senza vincolo di tempo) con la possibilità di ricevere il compenso ogni 200 articoli (100 euro)".
Cooosa? Prendo la calcolatrice perché non vorrei sbagliare il calcolo. Ma sono 50 centesimi ogni articolo! E hanno anche il coraggio di offrire un contratto di collaborazione occasionale di tre mesi.
Ammettiamo di scrivere quotidianamente dieci articoli, non credo di poterne scrivere di più, già faccio fatica a inventarmi ogni giorno qualcosa da pubblicare su questo blog, figuriamoci se dovessi scrivere di altre cose, o di calcio. Il risultato di una giornata lavorativa sarebbe di cinque euro, sei al massimo. Penso che chiedere la carità fuori da una chiesa renderebbe di certo dieci volte tanto.
Ma quello che non riesco a capire ancora è il senso dell'operazione, perciò faccio una ricerca e scopro che l'inserzionista è un "importante network di blog".
Io pensavo però che un blog lo dovesse scrivere chi l'ha creato, visto che la definizione, da wikipedia, è la seguente: "sito internet generalmente gestito da una persona o da un ente, in cui l'autore pubblica più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i propri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro". Infatti.
E allora, cosa significa questa operazione? Un'idea comincia a farsi strada: penso che ormai anche i sassi sappiano che una precisa strategia di marketing adottata da molte aziende multinazionali sia quella di fare pubblicità occulta o creare tendenze attraverso i blog e i social network. Non crederete davvero che tutti i gruppi pro nutella su facebook siano opera di glicemici adoratori della cremina marrone? O quelli della coca-cola, o dell'ultimo modello di non so cosa.
Probabilmente mi sono trovato di fronte a un'azienda che, di questo ramo del marketing, ne ha fatto la sua missione. Come si dice: smuovere le masse col finto passaparola, con il consenso creato artificiosamente, la brand identity drogata da finti blogger.
Secondo me non esiste altro modo per definire questa squallida gente che "Persuasori occulti" e non è una citazione a caso, ma il titolo del saggio di Vance Packard pubblicato ormai nel lontano 1968 con la traduzione di uno come Carlo Fruttero. Un libro che ogni consumatore e cittadino consapevole dovrebbe aver letto almeno un paio di volte.

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