martedì 8 giugno 2010

Che palle fare il genitore!

Cento euro per l'ennesimo mese di karate e l'iscrizione all'esame per il secondo grado di cintura marrone. E in cambio, C. come ci ripaga? Con un debito sicuro in matematica, in cui, nel primo quadrimestre, aveva sette, e non so quali altre sorprese nelle restanti materie.
Non mi piace fare confronti, non li trovo leali, ma a volte sono necessari. Sua madre e io abbiamo frequentato il liceo negli anni che vanno dal 1976 al 1980. Anni difficili, duri, sia politicamente che per le nostre famiglie che non hanno mai avuto grandi mezzi. I miei genitori lavoravano entrambi; uno come commesso viaggiatore e l'altra come impiegata. Non mi sarei mai sognato di approfittarmi di loro per una lunga vacanza all'insegna del: "tanto finché i fessi mi mantengono io penso a divertirmi". Anche se a divertirci ci pensavamo eccome, ma, come si diceva allora, sempre con una coscienza politica. Mai e poi mai avremmo pensato di nascondere i risultati delle interrogazioni o dei compiti in classe, perché era normale assumere le proprie responsabilità. Le insufficienze arrivavano anche per noi, ma sempre recuperate in modo da non essere rimandati a settembre in nessuna materia. E non è che nella nostra scuola fosse molto in voga il sei politico, anzi, non lo era per niente. Quello che facevi, le valutazioni che ottenevi, dovevi meritartele e, tra scioperi, rapimenti e terrorismo, non sempre era così facile.
Sono stati anche anni fantastici, creativi, in cui i ragazzi si erano finalmente riappropriati delle piazze, delle città grigie e tristi come Milano, gli indiani metropolitani, gli Skiantos, le Kandeggina Gang, Joe Squillo, l'indimenticabile Kociss (lo sballato di acidi del parco Sempione), tremate, tremate, le streghe son tornate, Kossiga con la k (e quanto fu lungimirante allora appellare così quel vecchio pazzo reazionario), il concerto per Demetrio Stratos, le canzoni politiche di Pietrangeli (finito a fare il regista per Costanzo e Berlusconi), gli Stormy Six, gli Inti Illimani, il centro sociale Macondo.
Anni di piombo, questo è vero, tanto che i miei ricordi sono in maggioranza in bianco e nero, ma anche di grande creatività e di libertà. Sì, potrà sembrare strano, ma c'era sicuramente maggiore libertà politica, personale e culturale, rispetto a un periodo come quello che stiamo vivendo. Lo penso da un bel pezzo, ma dire una cosa del genere rispetto agli anni delle Brigate Rosse e del rapimento Moro, non è mai stato molto popolare, eppure, poco per volta, vedo che anche persone come Giorgio Bocca o Curzio Maltese sembrano pensarla come me.
Oggi la situazione è completamente diversa, ma nemmeno così tanto. In fondo basta studiare il necessario per ottenere risultati; non capisco tutte queste scuse, questi sotterfugi, questo scaricabarile delle responsabilità. Hai studiato? Sei promosso. Non hai fatto un cazzo? È logico che adesso ne pagherai le conseguenze. Tanto per cominciare il mouse del computer di C. per adesso lo tengo io.

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