Quanti blog esisteranno al mondo? Ho fatto una ricerca con google, ne risulta solo un gran casino. L'unico dato numerico risale al 2009 e dice che ci sarebbero circa 133 milioni di blog.
Ora, di tutti questi blog, quanti saranno quelli italiani? Difficile scoprirlo. Per quanto la rete sia una miniera di informazioni, a volte le cose più banali risultano difficili da trovare. In ogni caso, Eurisko calcola che siano circa 650mila.
Parlando di probabilità, diciamo che la possibilità di azzeccare un terno secco al lotto è di 1 su 11.748. Ora, quante probabilità ci sono che, cliccando a casaccio sul link "blog successivo" di blogspot, possa capitare nella pagina di qualcuno che conosco direttamente o indirettamente? La matematica non è mai stata il mio forte, ma riesco a capire che sono sicuramente inferiori rispetto a quelle di fare un terno al lotto. Eppure.
Eppure, così facendo, oltre che capitare in blog di pazzi nazisti propugnatori della pena di morte che, in effetti, le forze dell'ordine ogni tanto già applicano di loro iniziativa, o degli immancabili poeti (ma quanti sono?), sono finito in un tipico blog familiare, con foto di bambini, resoconti di gite e roba del genere. Quello che ha attirato la mia attenzione è stata la foto di un compleanno di famiglia con tanto di nonni.
"Ma io questo nonno lo conosco! - ho pensato - questo è il nostro caro vecchio pediatra!". Leggo il post e sento un pugno allo stomaco: "Per fortuna la tua sofferenza non è dovuta durare troppo a lungo. Buon viaggio".
"Ma che cazzo! Non è possibile, questo vorrebbe dire che il vecchio R. se n'è andato, è morto!".
Incontrarlo è stato per noi uno di quei casi fortuiti che nella vita si verificano molto raramente. Mio figlio è sempre stato di salute cagionevole, allergico e gracilino e non riuscivamo a trovare un medico che lo seguisse per bene, finché non trovammo Lui. Era già piuttosto anziano, oltre i settanta, ma fu l'unico che, nel giro di qualche mese, riuscì a rimettere in sesto mio figlio.
Ciò che ci ha irrimediabilmente conquistato di lui è stata la simpatia, la disponibilità, la passione, l'umorismo, la modestia, l'amore per i bambini di quello che, in seguito, scoprimmo essere un grande pediatra.
Lui mi prendeva sempre in giro per via dei vini che gli offrivo quando veniva per una visita a domicilio: "Ma dove l'hai comprato questo vino? - mi domandava - ma lo sai che fa proprio schifo?". Io proponevo di portarlo via, ma lui diceva: "No no, lascialo qui, anche se fa schifo lo bevo lo stesso".
Gli piaceva venire a casa nostra perché offrivamo sempre qualcosa: formaggio, salame, qualche tarallo, un po' di vino, e a noi piaceva la sua compagnia, il suo modo di essere, le sue battute, la maniera con cui trattava i nostri figli. Aveva capito subito il carattere della piccolina e amava apostrofarla scherzosamente: "Vieni qui, che sei cattiva come l'aglio! - oppure - sei perfida come un prete!".
L'altro, il più grande e timido, lo trattava sempre con affetto e rispetto, come si tratterebbe un vero nonno.
Le vaccinazioni antinfluenzali erano quasi un appuntamento fisso e, anche se a volte la mano gli tremava un po' e il liquido bruciava, non ce le saremmo fatte fare da nessun altro.
Quando la gamba non gli permise più di fare visite a domicilio, eravamo noi ad andarlo a trovare a casa, quella casa ricolma di libri, di quadri, di reperti archeologici che affascinavano i bambini. Lui era solito dire che non poteva morire fino a che non avesse terminato di leggere tutti i suoi libri, e invece.
Per mia moglie e me era diventato davvero come un vecchio, caro, saggio nonno. Sapeva curare i bambini, sapeva di cosa avessero bisogno, non ha mai sbagliato una diagnosi, la sua serenità e il suo distacco dalle cose della vita erano sempre una boccata di umanità per tutti noi.
Ora sentiamo che una persona speciale non c'è più e rimpiangiamo di esserci solo sfiorati durante le nostre vite.
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