Dell’editore francese avevo parlato in “Chapeu” e in “Grazie dio”. In quest’ultimo post, con la solita megalomania, mi ero addirittura lanciato in un coccodrillo commemorativo sulla perdita del lavoro. E il lavoro era perso, non c’è ombra di dubbio, perché quando qualcuno ti dice testualmente:
“...la decisione è stata presa ieri pomeriggio. Purtroppo devo comunicarti che abbiamo affidato il lavoro ad un’altra agenzia”.
Mi pare che ci sia poco da sperare o da recriminare.
Invece no, siamo noi a non aver capito, perché proprio ieri pomeriggio, mentre ero sdraiato sulla poltrona del dentista con in bocca due specilli, una matrice e il trapano, ha chiamato l’assistente dell’editore per chiederci se fossimo disponibili a impaginare un numero dell’edizione italiana del giornale.
Mi pare che ci sia poco da sperare o da recriminare.
Invece no, siamo noi a non aver capito, perché proprio ieri pomeriggio, mentre ero sdraiato sulla poltrona del dentista con in bocca due specilli, una matrice e il trapano, ha chiamato l’assistente dell’editore per chiederci se fossimo disponibili a impaginare un numero dell’edizione italiana del giornale.
In pratica si tratterebbe di lavorare sugli impaginati francesi sostituendo esclusivamente il testo e una certa percentuale di fotografie.
“Ma scusi, non avevate deciso di affidare il lavoro ad un’altra agenzia?”. Non siamo riusciti a trattenerci dal dire.
“Sono mortificata - fa lei - ma l’editore è molto indeciso e piuttosto insicuro, so di non aver fatto una bella figura, ma le assicuro che in effetti non c’è ancora niente di definitivo, tutto è ancora da decidere”.
Beh, allora ci hanno preso per il culo la prima volta, oppure la prima volta hanno detto la verità e ci stanno prendendo per il culo adesso.
Mi spiego meglio, potrebbe essere che effettivamente un’altra agenzia stia lavorando al restyling mentre, nel frattempo, l’editore vuole testare il mercato italiano con un numero della rivista che è solo la traduzione dell’edizione francese...
Mi sembra uno di quei paradossi filosofici, tipo quello del mentitore, quello di Epimenide di Creta - cretese egli stesso - che enuncia: “Tutti i cretesi sono bugiardi” con le conseguenze che ben potete immaginare da voi.
Ma perché tutto deve essere così complicato? Perché nessuno riesce a dire la verità?
“Ma scusi, non avevate deciso di affidare il lavoro ad un’altra agenzia?”. Non siamo riusciti a trattenerci dal dire.
“Sono mortificata - fa lei - ma l’editore è molto indeciso e piuttosto insicuro, so di non aver fatto una bella figura, ma le assicuro che in effetti non c’è ancora niente di definitivo, tutto è ancora da decidere”.
Beh, allora ci hanno preso per il culo la prima volta, oppure la prima volta hanno detto la verità e ci stanno prendendo per il culo adesso.
Mi spiego meglio, potrebbe essere che effettivamente un’altra agenzia stia lavorando al restyling mentre, nel frattempo, l’editore vuole testare il mercato italiano con un numero della rivista che è solo la traduzione dell’edizione francese...
Mi sembra uno di quei paradossi filosofici, tipo quello del mentitore, quello di Epimenide di Creta - cretese egli stesso - che enuncia: “Tutti i cretesi sono bugiardi” con le conseguenze che ben potete immaginare da voi.
Ma perché tutto deve essere così complicato? Perché nessuno riesce a dire la verità?
Siamo davvero diventati così meschini, mentitori per interesse, compiacenza o vigliaccheria?
Venerdì vedrò nuovamente l’editore francese e, statene certi, non sarò certo io a mentire, anzi, dirò pane al pane e vino al vino e vada come vada.
PS: grazie a tutti per i vostri auguri, siete così riservati e discreti che a volte dimentico che non sto scrivendo sul diario che tengo sotto al letto.
Venerdì vedrò nuovamente l’editore francese e, statene certi, non sarò certo io a mentire, anzi, dirò pane al pane e vino al vino e vada come vada.
PS: grazie a tutti per i vostri auguri, siete così riservati e discreti che a volte dimentico che non sto scrivendo sul diario che tengo sotto al letto.
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