lunedì 22 novembre 2010

Schizofrenia?

“Allora?”.
“Allora che?”.
“No, dico in generale, insomma le solite cose...”. 
“E che ti devo dire? Non succede niente, io mi sbatto come una trota sull’argine, ma quello che ci guadagno sono solo dei gran mal di testa. Adesso pure la mattina appena sveglio. È un mondo in cui chi non riesce a nuotare annega, nessuno che tiri un salvagente, nemmeno una camera d’aria. Altro che la solitudine dei numeri primi, questa è la solitidine del disoccupato”.
“Ma i progetti in sospeso, le promesse, i preventivi...”. 
“Ma quando mai! L’ultimo preventivo che ho fatto era così basso che mi sono pentito di averlo fatto nel momento stesso in cui ho cliccato su invio. Eppure, fino a oggi, è il silenzio. Quel catalogo che doveva essere stampato entro il 20 novembre sono ancora qui a farlo e disfarlo. Ogni settimana è quella della chiusura, e poi si passa a quella dopo come se niente fosse. Hai mai provato a ritardare una consegna anche solo di mezza giornata? Apriti cielo! 
La rivista umanitaria è andata molto probabilmente ad aiutare qualche nipote o amico di un amico. Se ci pensi è pure comica, io che ho più bisogno di aiuto che mai, inculato da una rivista umanitaria!
Anni e anni di tasse pagate fino all’ultimo centesimo, con una pressione mai inferiore al quaranta per cento, versamenti a un ordine professionale forte con i deboli e debole con i prepotenti, il commercialista che, me ne sono accorto la settimana scorsa, ha più che raddoppiato i suoi onorari nel giro di cinque anni, quando invece il lavoro veniva valutato sempre meno.
Sono stato una vacca da mungere per chiunque e oggi non esiste il minimo ammortizzatore sociale per uno come me. E poi devo sentire la solita manfrina del povero lavoratore dipendente che spesso e volentieri è invece assenteista e con tre lavori a nero.
“Però non sei corretto a parlare così, mi sembri acido e astioso verso il mondo intero, mentre il motivo di tutto ciò sei stato solo tu, tu e il tuo orgoglio, l’inflessibilità nell’accettare condizioni che oggi molti si vedono costretti loro malgrado ad ingoiare”. 
“C’è proprio bisogno che me lo ricordi? Ci penso tutti i giorni, tutto il giorno. E anche se avevo promesso di non parlare più del mafioso pelato, non riesco a non pensarci. Per esempio, perché continua a mandarmi i suoi giornali di merda? Conoscendolo bene credo lo faccia di proposito, probabilmente gode pensando che ogni volta che vedo la sua faccia idiota nell’editoriale mi accorcio la vita di qualche minuto. 
Nemmeno un anno fa, quando mi sono fotografato per il nuovo sito avevo qualche filo di bianco nella barba. Oggi è diventata quasi tutta bianca. Solo una combinazione? Può darsi, ma sono il primo a non crederci. Comincio a provare vergogna verso i miei figli, una sensazione tristissima, un padre che non sa come farà a tirare avanti nei prossimi mesi, che in un anno non è riuscito a trovare niente più che una manciata di euro. Che per il secondo natale di seguito non potrà portarli al mare nemmeno per un fine settimana, che deve contare i soldi per i regali. Patetico! Melodrammatico, ridicolo!”.
“Ma come, proprio tu, che hai sempre sputato sulle convenzioni, sui conformismi, parli come un cantante neomelodico, ma cosa pretendi?”. 
“Ma vai affanculo pure tu, và”.

2 commenti:

  1. Patetico! Melodrammatico, ridicolo!
    Io direi tutt'altro ti parlo da figlio e da precario, non da padre.
    Ai miei genitori ho sempre cercato di non chiedere niente perché penso che darebbero anche la vita se potessero, ma capisco che non sempre le condizioni economiche gli permettono di darmi quello che vorrebbero.
    Quindi non gli rimprovero nulla. Spero che anche i tuoi figli riescano ad arrivare a queste conclusioni serenamente.

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  2. Grazie Valerio.
    Quello che mi fa più rabbia è che anche i miei figli si accontentano di quel che c'è.
    Sono piuttosto io che vorrei dar loro il mondo intero, e invece non riesco a regalargli nemmeno due giorni di mare. E ti assicuro che è una cosa terribilmente umiliante.

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