Tuoni e fulmini a novembre sono qualcosa di imprevedibile e destabilizzante come un'eclissi di sole.
Spesso mi domando se chi è stato protagonista, volente oppure no, di cambiamenti epocali, ne abbia avuto coscienza.
Perché, alla faccia dei reazionari che le definiscono tutte cazzate, il tempo è cambiato, davvero.
Non è un discorso da ascensore, nel quale ci si lamenta cha non ci sono più le mezze stagioni (vero), ormai credo sia sotto gli occhi di tutti.
Non sarà così evidente come un conflitto mondiale, o una rivoluzione di popolo, ma forse le conseguenze saranno anche peggiori.
Non sono un fanatico dell'ambiente, non chiudo l'acqua quando mi lavo i denti, sotto la doccia ci sto quanto mi pare e ogni volta che uso il water scarico le cascate del niagara.
Ma qualcosa di vero in questa storia del riscaldamento globale deve esserci.
Alle elementari mi ci accompagnava mia nonna - come del resto è stata lei ad accompagnare quasi tutta la mia infanzia - estate e inverno, col caldo e col freddo. E noi bambini, almeno fino alle medie, si andava sempre in giro coi calzoni corti. Certe mattine d'inverno, quando i marciapiedi erano bianchi di brina e l'erba ghiacciata ché si spezzava quando ci si camminava sopra, me le ricordo eccome.
Una mattina ho visto un gatto acciambellato appena giù dal marciapiede. La testa appoggiata sulle zampe, gli occhi chiusi, sembrava dormire. Non so perché l'ho voluto toccare con un piede, è scivolato via con un rumore di minestrone surgelato che gratta sull'asfalto, senza che un solo pelo cambiasse posizione. Pareva un dischetto da hockey che scivolava sulla strada ghiacciata.
Non c'era anno che d'inverno non nevicasse, non c'era anno che insieme agli amici, non ci si lanciasse per la discesa del garage condominiale seduti sui sacchi dell'immondizia vuoti che scivolavano che era un piacere.
A carnevale faceva sempre così freddo che era impossibile uscire vestiti da indiani, zorro o cow-boy senza sopra il cappotto. Era una cosa che mi mandava in bestia e mandava in bestia anche mia nonna che doveva allacciarmi ripetutamente il cappotto che io slacciavo di continuo per mostrare il costume.
Oggi il maglione di lana lo mette solo chi ne vuole fare sfoggio, i miei sono sul ripiano più alto dell'armadio da anni, in attesa della prossima era glaciale.
Certo che se comincio coi discorsi sul tempo significa che sto invecchiando davvero. Almeno mi consolo urlando senza tema di essere smentito: "piove, governo ladro!".
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