lunedì 15 novembre 2010

Il grande fratello

C’è qualcosa che non va. Mi sento controllato. Come un respiro sul collo che mi fa voltare all’improvviso senza scorgere niente più che un’impressione.
Naturalmente parlo in senso metaforico, ma è come quando si sentono degli occhi puntati alla schiena. Di solito ci si azzecca.
Eppure non ho niente da nascondere, anzi, ormai la mia vita è in piazza da quasi un anno e ho il sospetto che ne siano al corrente tutti quelli che mi conoscono anche solo di vista. Forse è la deformazione da film di fantascienza. Sapete, il grande complotto, gli alieni tra noi, i servizi segreti, dio, o chissà chi altro.
Forse lo strumento che pensavo servisse a cambiare la situazione lavorativa, a divulgare al mondo capacità ed esperienza, mi si è rivoltato contro. Forse ci siamo abbandonati voluttuosamente e impazientemente fra le braccia di un grande fratello malvagio senza rendercene conto.
Una manciata di anni fa, il massimo dell’apertura al mondo di una famiglia media come la mia, era rappresentata dal telefono. E, tra l’altro, era uno strumento che incuteva pure una certa soggezione. Esisteva un galateo per l’intrusione nelle vite altrui; non si telefonava mai dopo le otto di sera, e nemmeno la mattina prima delle nove, e tanto meno durante l’ora di pranzo o cena. Se il telefono squillava, per esempio, verso le nove o dieci di sera, quasi sempre era una cattiva notizia. Qualche parente a cui era preso un accidente, lo zio emigrante che non si vedeva da vent’anni che era morto all’improvviso, la vecchia sorella della nonna che era stata ricoverata in ospedale.
Per le occasioni importanti c’era il telegramma, con il suo personale vocabolario dal quale dedurre se chi l’aveva spedito era un avaraccio o non badava a spese.
Ora il cellulare squilla nei momenti meno opportuni, così come il telefono; la casella mail è sempre piena di messaggi di chi vuole vendere il viagra indiano o pretende di allungare l’uccello con macchinette meravigliose che sembrano strumenti della santa inquisizione, o promette vincite milionarie in casinò virtuali.
Però se dovessi dire quali sono state le invenzioni che hanno caratterizzato l’epoca moderna, non avrei dubbi: il cellulare e internet. Il fatto è che probabilmente siamo ancora dei pionieri e, come i medici ottocenteschi consigliavano di fumare o ingurgitare bevande alla cocaina per mantenerci in buona salute, così anche noi forse ne facciamo un uso primitivo e sbagliato di queste invenzioni.
Ma che cazzo sto dicendo? Sarà il fatto di aver quasi prosciugato i risparmi e sentito il direttore che ha già messo le mani avanti riguardo il pagamento del catalogo (sai c’è l’anticipo delle tasse...) che mi fa delirare.

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