Gli oggetti, qualunque oggetto, ci sopravviveranno. Vecchi pettini di plastica, accendini bic, la scatola di sigari vuota, le scarpe invernali, quelle che abbiamo messo solo tre o quattro volte, lo stupido portachiavi in omaggio nella scatola di cereali, la penna della prima comunione col refill scarico.
Ognuno di questi insulsi oggetti ha un'aspettativa di vita di gran lunga superiore a quella della nostra fragilissima esistenza. Al massimo possiamo competere coi sacchetti biodegradabili, ma non è detto. Anche una misera scatola di fiammiferi dimenticata in un cassetto può ottimisticamente vantare un'aspettativa di vita maggiore della nostra.
Quel semplice sasso che usiamo come fermacarte esiste da qualche milione di anni e, dopo la nostra morte, aspetterà paziente per qualche altro milione di anni prima di trasformarsi in polvere.
Eppure viviamo come se fossimo immortali. La morte non esiste; al massimo è permessa quella violenta, ma la società dei consumi non contempla la vecchiaia e, tanto meno la morte naturale. Così continuamo ad accumulare robaccia che, come unico pregio, ha la possibilità di biodegradarsi dopo centinaia o migliaia di anni, quando noi saremo polvere da tempo. Ecco la nostra traccia nel mondo: una scia di pattumiera che erediteranno i figli e i figli dei nostri figli. Ciarpame che verrà buttato in discarica, roba che dopo di noi non avrà alcun motivo di esistere, oggetti dozzinali di cui nessuno saprà che farsene.
Domenica ho riordinato un paio di miseri cassetti che però contenevano una quantità di paccottiglia inutile che si accumula anche quando non vogliamo. Vecchi portachiavi, pezzi di ricambio inutilizzati, cavi elettrici che non buttiamo perché non si sa mai, un giorno o l'altro potrebbero tornare utili, ma non è vero. Più butto roba e più sembra formarsene di nuova. Esce da ogni anfratto, da ogni cassetto, da ogni mensola. Oggettini pacchiani che hanno il solo pregio di non distruggersi mai, di non consumarsi mai, che mi guardano ridacchiando e prendendomi per il culo. Mi pare di sentire le loro vocine querule: "Tanto quando tu sarai morto e sepolto noi saremo ancora qui, e saremo qui quando i tuoi figli e i figli dei tuoi figli saranno polvere".
Per questo vi getto via, bastardi, vi distruggo, vi riciclo.
Un tempo gli antichi portavano nella tomba ciò che possedevano di più prezioso: la spada, i gioielli, tutt'al più qualche oggetto di uso quotidiano. Oggi nella tomba cosa ci potremmo mai portare di davvero prezioso e utile? Il cellulare? Il blackberry, senza il quale molti sembrano non poter vivere? Il computer? L'iPod?, L'automobile? No, niente di davvero utile, niente di prezioso, niente di unico. Solo cose, identiche a quelle che hanno milioni di altre persone. La roba, come diceva Verga, niente di più.
lunedì 25 ottobre 2010
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