Ho sognato dei serpenti. Di innumerovoli colori e dimensioni. Ma, tanto per distinguermi, non ne ero inseguito, né impaurito e tanto meno provavo una sensazione di repulsione.
Più semplicemente, li catturavo, li scuoiavo e li mettevo da parte. Solo uno, che tenevo in mano per non so quale motivo, a un certo punto mi ha morso un dito. Mi ha fatto male, ma non più di tanto e non me ne sono preoccupato molto.
Ho pensato per buona parte della giornata a quale significato possa avere un sogno del genere. Non tanto nella cabala, che considero alla stregua della lettura delle ossa di pollo buttate a caso da uno stregone amazzonico, ma più che altro nell’interpretazione dei sogni freudiana e roba simile.
Scartati i soliti stereotipi basati su simboli sessuali e fallici che lasciano il tempo che trovano, la versione che più mi va a genio è quella di Jung, che vedrebbe un conflitto fra coscienza e istinti e la contemporanea presenza di grande energia vitale, legata anche a situazioni di disagio e insicurezza.
In effetti un’interpretazione del genere ci potrebbe anche stare, l’unico particolare stonato è che la psicanalisi non mi ha mai entusiasmato molto. Qualche amico fidato con cui confidarsi, la sostituisce egregiamente e in più non costa nulla.
Tanto vale crogiolarsi nella smorfia, che interpreta l’uccisione di un serpente con la vittoria sul nemico. Semplice, confortevole, di grande soddisfazione.
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