Più che una maledizione di Montezuma, mi sembra la classica nuvola di Fantozzi. Si vede che non era cosa, che i disoccupati non devono andare in vacanza. Ho un raffreddore micidiale che non mi fa dormire da due giorni. Ma in verità non c’entrano né Montezuma, né Fantozzi, ma la mia maledetta manina che rivedo continuamente come in una moviola mentre abbassa a diciannove gradi il climatizzatore dell’automobile.
Due giorni me li sono già fregati, per non parlare dei soldi partiti in medicine: Fluifort, Acqua di Sirmione e Aspirina.
Per ora mi ritrovo qui, in questo confortevole appartamento, con il computer per scrivere queste quattro fesserie, i libri, la tv.
Mi fa venire in mente quando, da piccolo, nei momenti di solitudine, tentavo esperimenti particolari, come ad esempio, accorgermi del momento esatto in cui mi sarei addormentato, essere consapevole insomma, del preciso istante del passaggio tra veglia e sonno, da cosciente a incosciente, tra esistere e non esistere, essere o non essere.
Naturalmente non ci sono mai riuscito, malgrado ci mettessi il massimo dell’impegno, non ho mai vissuto l’esatto momento scopo dell’esperimento.
Altre esperienze che spesso tentavo sconfinavano quasi in stati alterati di coscienza. A volte era come se riuscissi a scindere il sé, un andare molto oltre il classico “cogito ergo sum”. Con una parte di me stesso riuscivo a intravedere il mio io più profondo, provando a volte sgomento nello stabilire quali fossero le radici stesse della mia esistenza, dell’esistenza del mondo stesso, degli altri e, soprattutto di quella parte di me che riusciva quasi a osservare dall’esterno del corpo la mia coscienza. Ero io ma al tempo stesso non ero più io. Potevo realizzare l’angoscia, l’irrazionalità, la verità sull’esistenza mia e di tutto quanto il resto. E in tutto questo non ci ho mai trovato neppura la più lontana presenza di un dio qualunque o di una qualche forma di spiritualità. Credo che il mio essere ateo sia nato proprio da questo genere di esperienze.
Poi, come quasi tutti i bambini, provai con esperimenti di telecinesi e influenza del pensiero. Purtroppo, anche se durante alcune sedute mi venivano mal di testa e gli occhi strabici, non sono mai riuscito a far muovere alcun oggetto di un millimetro e, tantomeno, a piegare una chiave o una forchetta come avevo visto fare a quell’imbroglione di Uri Geller in televisione. Quanto a influenzare la mente, il mio cane se ne infischiava altamente di ubbidire agli ordini che gli trasmettevo con la forza del pensiero e mi guardava inclinando la testa e muovendo le orecchie, indeciso e incerto sul perché lo guardassi fisso senza proferire parola.
Ero affascinato da tutto questo armamentario di poteri misteriosi e da tutti quei ciarlatani che affermavano di possederli. Leggevo libri, interpretavo la bibbia sotto il profilo ufologico, studiavo le antiche civilta maya o egizie alla ricerca di prove inconfutabili che questi popoli possedessero conoscenze ultraterrene. Col tempo però mi resi conto che mai nessuno era riuscito a dimostrare scientificamente anche il più misero di questi poteri e, a malincuore, dovetti convincermi che tutta questa faccenda dei poteri della mente, degli ufo, delle antiche civiltà fondate dagli alieni, degli spiriti, della vita ultraterrena e compagnia bella, non fosse altro che un mucchio di stronzate per creduloni.
Ecco perché non posso credere alla sfiga, o alla sfortuna, o al malocchio e altre amenità del genere quando, come in questo periodo, tutto sembra andare storto.
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