lunedì 18 gennaio 2010

Pessimismo

Sabato e domenica sono passati. Non sono giorni lavorativi, quindi il mio senso di colpa è leggermente meno forte. Come se non riuscire a trovare lavoro fosse una colpa. Dormo poco e male e, spesso, sogno il lavoro e soluzioni per uscire da questa situazione. Quando mi sveglio però, ciò che sembrava fattibile, torna alla sfera cui appartiene: la fantasia.
Ho sistemato la libreria. Lo faccio sempre quando ho bisogno di raccogliere le idee o distrarmi da qualche problema. Vederla esteticamente armoniosa, con i libri divisi per categoria e in ordine cronologico, mi fa sentire meglio, come se anche la mia vita diventasse più ordinata.
Al telegiornale mostrano di continuo le immagini del terremoto di Haiti. Sembrano un film di zombi: tutta quella gente che vaga per le strade straripanti di cadaveri, assomiglia davvero alla fine del mondo. Mi viene in mente la locandina di un film di Romero: "Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla Terra".
La mia situazione, al confronto, sembra niente. Ma la differenza è che loro abitano ad Haiti, mentre io sto in Italia. Se non hai niente, non puoi perdere niente. Ma se hai la responsabilità di crescere i tuoi figli in un paese nel quale tutti in un modo o nell'altro riescono a tirare avanti, è peggio che essere all'inferno.
Come lo spiego ai miei figli che non possono più andare a scuola, o in vacanza, o al cinema? Che non si può mangiare il pesce perché costa troppo e la carne pure? Come si rapporteranno con i loro coetanei?
Se non riuscirò a trovare del lavoro, cosa farò? Venderò l'auto? L'orologio? I gioielli? La casa? E poi?

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