mercoledì 13 gennaio 2010
E adesso sono cazzi!
Ecco fatto. Il cliente che assicurava la sussistenza alla mia famiglia è perso. Sapevo che sarebbe successo. Lo sapevo per ogni volta (almeno due o tre all’anno) in cui, con mille moine e altrettante minacce, pretendeva di abbassare prezzi già al di sotto di qualunque tariffario professionale e mai aumentati in otto anni. Nemmeno dell’adeguamento Istat. Non è bastata la professionalità flessibile e senza limiti di orario. E neanche la paziente accettazione di pagamenti elastici e creativi quanto una finanziaria di Tremonti. Quello che il mafioso voleva, era comprarmi, ridurmi in schiavitù, tenermi in pugno. Voleva che firmassi un contratto a forfait, con prezzi tagliati di oltre il 30% e, al contempo, far sì che mi impegnassi a realizzare qualunque prodotto grafico gli saltasse in testa, utilizzando furbesche clausole come “varie ed eventuali”, o dei begli “eccetera”, dove non riusciva a immaginare ulteriori mansioni da affidarmi. Insomma, oltre alla realizzazione dei normali prodotti grafici a costi ridicoli, se per ipotesi avesse voluto i biglietti d’auguri per la comunione della nipotina, non avrei potuto rifiutare. Quando ho fatto presente che un contratto di quel tipo è inaccettabile come sarebbe inaccettabile firmare una cambiale in bianco, si è risentito, come se il delinquente fossi io, e lui invece il povero benefattore a cui si sputa in faccia il bene che così generosamente ha offerto. Poi, naturalmente, ha cambiato registro e, da buon mafioso, ha cominciato con le solite minacce velate e il soliti ultimatum; perché lui ha un’azienda e non contratta, impone. E questo mio temporeggiare per consultare il commercialista, lo ha urtato ancora più di quanto già non lo fosse e mi ha sibilato: “Se entro la prossima settimana non firmerai il contratto, ne dedurrò che non sei interessato a proseguire la collaborazione e quindi comincerò a pubblicare inserzioni per sostituirti”. Ho risposto molto semplicemente: “Ma fai un po’ quello che ti pare, anzi, vai affanculo!”, lanciando il telefono sulla scrivania. È il mio solito caratteraccio; ingoio, ammicco, sopporto, ma poi esplodo come una botte di dinamite. Che altro avrei potuto fare? Rendermi schiavo? Non era sufficiente che, oltre a curare il progetto e la realizzazione di tre giornali, ne fossi anche l’art director, che progettassi loghi, premi, manifesti, roll up, inviti, immagini per i siti? Dovevo anche accettare di guadagnare quattro soldi? Ora, se non riuscirò a trovare altro lavoro entro un periodo ragionevole, mi ritroverò senza nemmeno i soldi sufficenti per mantenere moglie e due figli. Per questo voglio raccontare dell'Odissea che mi appresto a cominciare. Credo ne sentiremo delle belle...
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